Intervista al quotidiano Liberazione
Resta aperta la grande questione della laicità, che non riguarda certamente solo il centrosinistra. Ma questa pone una seria ipoteca sui futuri rapporti interni alla coalizione». Alfiero Grandi, esponente della sinistra Ds e sottosegretario all’Economia, è netto. «Considero un grave errore non legiferare sulle coppie di fatto; si è deciso di rinviare la proposta, ma riconosco che sono piuttosto preoccupato per il percorso dell’iter parlamentare del futuro disegno di legge, dati i segnali lanciati dai “teodem”».
Partiamo dalla notizia: Berlusconi lascia libertà di coscienza al suo partito sulle coppie di fatto, cosa ne pensa?
Lo considero un fatto positivo perché si ha la possibilità di sbloccare una situazione egemonizzata dal punto di vista conservatore. Occorre tener conto dei rapporti parlamentari che sono quelli che sono: se, dunque, si riesce su alcune questioni a trovare una convergenza, senza che questa sia strumentale, ben venga.
Non è, secondo lei, una vera contraddizione il fatto che con un programma scritto ci si trovi comunque a dover discutere su alcuni punti che continuano a restare, all’interno dell’Unione, così controversi...
Certo è una contraddizione, ma con la quale ci dobbiamo misurare. Del resto anche sapendo che il programma è un denominatore comune della coalizione. Nessun programma potrebbe imporre naturalmente, e soprattutto su temi eticamente sensibili, opinioni concordi. Proprio per questo è auspicabile che su alcune questioni dirimenti ci siano delle convergenze su cose che vanno ben al di là del bipolarismo; temi di questo tipo danno la possibilità di aprire a un dialogo, a un dibattito parlamentare proficuo. Se ho ben capito, prima alcune dichiarazioni di Fini, adesso di Berlusconi offrono possibilità di apertura che prima non c’erano. Capisco che in queste si potrebbero annidare tentativi politici strumentali, ma la maggioranza parlamentare ha il dovere di aprire il confronto su alcuni temi “sensibili” sulle scelte da compiere. Ripeto: su alcune questionoi, come i pacs o l’eutanasia, mi auguro che vi sia una maggioranza potenziale più avanzata; spero sia così.
Sì, ma ci sono anche i “teodem” con cui fare i conti, in definitiva è un problema che riguarda soprattutto l’Unione, in particolare il suo partito... che ne pensa del ”riformismo fassiniano” tanto per dirla con una battuta?
La mia posizione è diversa da quella di Fassino e la rivendico. Penso che per ciò che riguarda le coppie di fatto sia stato un grave rerrore ritirare la proposta del governo: vale a dire quella di non considerare quello che era un semplice diritto fiscale e di successione. Parificare il convivente con il coniuge legale mi pare un atto dovuto, e malgrado sia stato più volte ricordato che c’è una legge del ’90 che usa esattamente la formula che era presente nella proposta del governo che definisce il limite della coppia eterosessuale, non se n’è fatto nulla. E questo ritengo sia stato un vero e proprio ricatto del resto protratto da un gruppo di senatori della Margherita, cattolici oltranzisti e conservatori, a riportare questa questione sulla difesa compplessiva dei valori della famiglia. In quella proposta non c’era nessuna particolare innovazione nel merito, ma solo un semplice riconoscimento oltretutto fiscale. Mi va benissimo che il governo si pronunci, a gennaio, su una proposta che è ancora tutta da analizzare; sono altresì preoccupato per il percorso dell’iter parlamentare, perché i segnali che vedo sono davvero inquietanti.
Non crede che proprio i temi etici, sociali - eutanasia, unioni di fatto, fecondazione assistita - proprio questi rappresentino la vera ipoteca sulla stessa coalizione di centrosinistra?
Questo è un problema molto serio. E’ un problema secondo me che va analizzato in base a diversi aspetti. E c’è, è vero, una questione che riguarda direttamente il mio partito. E sulla discussione sul futuro partito democratico nella quale anche io, mio malgrado, debbo intervenire. Anche perché, come è noto, è una proposta sulla quale non sono d’accordo. Si tratta di porre dei presupposti: ma c’è, secondo me, un punto dal quale non si può prescindere. Ed è la grande questione della laicità. E quando parlo di laicità intendo quella costituzionalmente riconosciuta. Insomma, secondo me, ci deve essere un approccio laico sulle questioni politiche. E questo ripeto per me è un aspetto fondante e irrinunciabile. Se, come ho avuto modo di dire, il riformismo italiano con il quale mi dovrei unire è quello che sta facendo di tutto contro i Pacs e che sta cercando in ogni modo di evitare il riconoscimento delle coppie di fatto, francamente non vedo né la percorribilità, né l’utilità politica di un disegno di questo tipo. La laicità è un aspetto dirimente. La mia critica in sostanza sotto questo aspetto è rivolta proprio al futuro partito democratico, ma certamente è un problema che riguarda l’intera coalizione, tanto più perché essa è eterogenea. L’unico punto di raccordo della coalizione è proprio la laicità. Su questo ho l’impressione che nel corso di questi ultimi anni si assiste a un dibattito arcaico. Credo siamo tornati per molti versi a prima del Concilio Vaticano II. Se si continua così, è chiaro, non si va da nessuna parte.