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Possiamo solo appellarci alla clemenza della Corte?
.:: Alfiero Grandi Pubblicato in data:  24/05/2013  12:55:01, in Politica, letto 1862 volte

- Pubblicato da www.arsinistra.it, l'Altro quotidianoDazebaoilponterivista.com, cambiailmondo.org, torinoviva.blogspt.com 
Il decreto legge tanto atteso su Imu e proroga Cig è arrivato. La delusione è ovvia. In pratica è un rinvio del pagamento Imu sulla casa al 16 settembre, sperando che a quella data si trovino le risorse per confermare queste ed altre modifiche, e il rifinanziamento parziale della Cig ma tutti quelli che seguono il problema - Fornero compresa - sostengono che 1 miliardo non basterà per arrivare a fine 2013. Il finanziamento di altri capitoli resta oscuro: l’aumento dell’Iva dal 1° luglio, i contratti dei precari  della PA alla nuova scadenza, il piano per l’occupazione giovanile, ecc. Per di più il finanziamento delle misure adottate avviene con modalità discutibili perché è una manovra di cassa che toglie fondi da alcune poste di bilancio, salvo impegnarsi a rimetterli. Queste misure più che realistiche sono semplicemente inadeguate. Anche Enrico Letta capisce che sarebbe necessario fare molto di più, ma subisce i vincoli dell’austerità imposti dall’Europa e dagli impegni di Monti. Per questo occorre rimettersi alla clemenza della Corte, cioè alla benevolenza tedesca e degli altri paesi che hanno imposto all’Europa una linea disastrosa di austerità. Infatti la speranza di Letta è di uscire dal regime di sorveglianza sui conti causato dal Governo Berlusconi, mantenendo il deficit pubblico corrente al di sotto del 3 %. Se questa speranza si avvererà le risorse disponibili saranno comunque pochissime e insufficienti per l’Italia. Del resto appena si è deciso di pagare parzialmente i debiti del settore pubblico verso le imprese il deficit corrente è immediatamente aumentato e così il debito pubblico. Se poi si decidesse di pagare tutto il debito il deficit salirebbe ulteriormente e così lo stock del debito pubblico. Altri paesi hanno ottenuto 2 anni in più per arrivare al 3%. Il Governo Berlusconi prima e quello Monti poi hanno preferito mantenere al 2013 il deficit al 3% causando recessione, diminuzione del Pil e conseguente aumento del debito pubblico che è ormai sopra il 130 % del Pil. Una follia, che però ora pesa drammaticamente sull’Italia e che il Governo Letta sembra non volere mettere in discussione. Si spera che i sacerdoti dell’asuterità aprano qualche finestra, come togliere le misure sull’occupazione giovanile (ci sarebbe bisogno di ben altro) dal deficit, oppure qualcosa di analogo sugli investimenti. In realtà senza una battaglia politica netta in Europa e in Italia c’è poco da sperare. Anzitutto perché la Germania è concentrata sul suo appuntamento elettorale, poi perché l’Europa deve cambiare strada, infatti se resta l’austerità come unico credo per l’Italia lo spazio sarà pochissimo. Ripetere all’infinito che l’Italia ha rispettato gli impegni serve a poco. L’aveva già fatto Monti ma non è servito. Occorre cercare di fare saltare l’asse conservatore europeo. Cos’ha l’Italia da perdere ? Occorre costruire un fronte contrario, costringendo i sacerdoti dell’austerità a fare i conti con una seria opposizione. Monti sbagliò ad abbandonare la Grecia al suo destino. Ora creare un fronte è più difficile. Tuttavia non c’è alternativa. L’Europa rischia di essere il motore della depressione economica nel mondo. Il problema non riguarda solo l’Italia ed altri paesi, ma l’Europa in quanto tale. Così si va al disastro. La proposta centrale dovrebbe essere quella di impegnare la Bce a finanziare il debito dei paesi europei che va oltre il 60 % del Pil, man mano che scade. Alle banche sono andati 1.000 miliardi di euro all’1% per risanarle. Perché agli Stati non può andare altrettanto ? Il fondo salva stati è un rimedio peggiore della malattia, tanto è vero che chi lo ha voluto, come Monti, si è ben guardato dal chiederne l’intervento, sapendo che le lagrime sarebbero diventate pianto dirotto per tutta l’Italia. La Bce ha dichiarato di avere la possibilità di reperire risorse finanziarie sul mercato praticamente senza limiti, così potrebbe alleviare di molto il costo del debito dei paesi più in difficoltà e non lo farebbe gratis visto che il tasso di sconto europeo è oggi allo 0,50 % e potrebbe scendere ancora. Con queste risorse i paesi più in difficoltà potrebbero finanziare misure espansive sull’occupazione e sugli investimenti. Mentre le misure europee per la ripresa di un anno fa sono rimaste lettera morta. A livello europeo dovrebbero essere seriamente affrontati problemi come l’armonizzazione fiscale. Non è certo casuale che ci siano grandi imprese che preferiscono spostare la loro sede legale in altri paesi. Vedi la Fiat in Olanda. L’armonizzazione fiscale in Europa è urgente, altrimenti la concorrenza si scarica al suo interno, come accade anche con il costo del credito alle imprese che in Germania è 2/3 punti sotto quello italiano. C’è spazio anche per interventi nazionali. E’ chiaro che se il Governo non è in grado di scegliere, ad esempio il rilancio della lotta all’evasione fiscale, non ci sarà spazio per fare nulla, oppure si arriverà a nuovi tagli della spesa pubblica alla cieca come nella sanità o nel settore della previdenza sociale. Occorrono risorse. Non c’è dubbio. Le nuove risorse sia per investire sul futuro, sia per ridare fiato ai redditi bassi e da lavoro, non possono che venire dalla capacità di mettere nel mirino evasori fiscali, rendite finanziarie, ecc. La Cgil ha reso noto un dato che vale almeno 500 milioni di euro. La cedolare secca sugli affitti è stata un fallimento, come qualcuno aveva preannunciato. Evasione emersa praticamente zero, mentre chi pagava già le tasse ha semplicemente pagato di meno. In sostanza con questo provvedimento è stato fatto un regalo ad un settore della rendita, dimenticando le necessità urgenti del nostro paese. Ci sono altre possibilità di intervento ma per attuarle occorre determinazione politica, capacità di scegliere. Tutte cose che questo Governo difficilmente potrà avere. A meno che, come dicevo, la Corte sia clemente, ma c’è poco da sperare. Alfiero Grandi