- Pubblicato da Paneacqua, l'Altro quotidiano, Dazebao, ilponterivista.com, cambiailmondo.org, torinoviva.blogspt.com
La Grecia ci invia immagini terribili. Le proteste di piazza e gli scontri con la polizia sono finora il vero oggetto dell’informazione. Eppure ci sono gli importanti e massicci scioperi che coinvolgono tutta la Grecia contro ulteriori misure di austerità. Le notizie più impressionanti sono racchiuse in 3 dati: un terzo dei greci vive sotto la soglia di povertà, la disoccupazione è al 25 %, per i giovani è più alta, il debito pubblico greco nel 2013 - malgrado sacrifici inauditi aggravati da altri 13,5 miliardi di tagli - sarà superiore al 180 % del Pil, molto più del previsto.
Non sono aumentate le spese, è diminuito vertiginosamente il Pil greco. Come potrebbe essere diversamente per un paese che è in recessione da 5 anni ? I tagli e i sacrifici impediscono di ridurre il rapporto tra debito e Pil, come Achille non riusciva a raggiungere la tartaruga.
Il pericolo di un’uscita della Grecia dall’Euro purtroppo resta, se l’Europa non deciderà finalmente di intervenire in modo solidale prima che sia troppo tardi.
Gli aiuti fin qui dati sono prestiti da restituire e aggravano ulteriormente deficit e sock del debito. La dilazione dei pagamenti serve a poco. Questo paese ha bisogno di altro, mentre gran parte dell’Europa - Italia compresa - gira la testa e i neonazisti crescono nella disperazione del popolo greco. La Grecia continua a svolgere l’ingrato ruolo di spauracchio per costringere gli altri paesi ad adeguarsi alle direttive europee.
L’informazione dovrebbe dire che la cura del debito imposta alla Grecia è sbagliata. Ed è sbagliata anche per l’Italia, come per gli altri paesi in difficoltà. Anche per tutta l’Europa visto che anche i paesi più forti ormai si stanno fermando.
Il fondo salva stati, dipinto come la soluzione dei problemi, in realtà è uno strumento che costa molto caro a chi lo chiede. Tanto è vero che la Spagna e l’Italia cercano in ogni modo di non chiederne l’intervento, strano destino per chi l’aveva propagandato.
Il fondo salva stati è un intervento sul debito pubblico fatto sul mercato finanziario, con interessi che dovranno essere pagati dallo Stato che chiede aiuto e, come ha chiarito Draghi, solo dopo si saprà a quali tassi effettivi avverrà il “sostegno” della Bce. Forse lo spread calerà, forse no. Più o meno come avviene ora con la Grecia.
E’ la conferma di una linea europea e della Bce che lascia l’onere del risanamento sulle spalle di chi ha il problema, al massimo limandone il peso. Mentre l’Europa più forte continua a lucrare tassi più bassi sul debito pubblico, di cui incamera i vantaggi diretti, ma che si rifletteno sulla competitività attraverso un costo del denaro più basso per le sue imprese. Dove sia la solidarietà europea è un mistero: i paesi forti si tengono i loro vantaggi, mentre chi è in difficoltà deve farsi carico degli oneri.
La ricetta europea e della Bce peggiora la situazione. La ripresa non è affatto in vista. In Italia nel 2012 la cassa integrazione secondo la Cgil andrà oltre il miliardo di ore. Colpiscono le argomentazioni di Scalfari per giustificare la permanenza di Monti come Presidente del Consiglio o uomo forte del futuro Governo. L’argomento più importante è che Monti avrebbe ragione nel vedere la luce della ripresa in fondo al tunnel, mentre tutti vedono solo il buio. E’ prevista nel 2012 una diminuzione del Pil del 2,4 % (magari) e nel 2013 dello 0,2 % (magari) afferma Scalfari, quindi c’è un miglioramento e addirittura un di più di 50 miliardi. Peccato che saranno 50 miliardi di euro persi di Pil, non guadagnati, che porteranno il rapporto deficit/Pil al 128 %. A volte per troppo amore (per Monti) si esagera, forse è capitato anche a Scalfari.
Lo spread resta più o meno sui 350 punti, ritenuto anche da Monti troppo alto. Questo viene spiegato in modo curioso dal Governo, il parziale abbassamento è merito suo, mentre la parte ancora troppo alta è colpa dei predecessori. Detta così si vince facile.
Ormai nessuno nega che l’unico antidoto ai tagli e alla recessione senza uscita sia la ripresa economica, che per di più non può essere la ripetizione del passato perché occorre cambiare profondamente il modello di sviluppo nella direzione della sostenibilità ambientale, che è anche la vera fonte di occupazione e sviluppo.
Purtroppo mancano iniziative per spingere in questa direzione. Anche l’impegno europeo di oltre 100 miliardi di euro di investimenti è tuttora nella nebbia. Per il fiscal compact i tempi sono stati ben più rapidi. Avanti così arriverà troppo tardi.
Per questo i dolori della Grecia e degli altri paesi in difficoltà stanno estendendosi a chi pure fino ad ora aveva retto, Germania compresa. Essere competitivi va bene, ma chi compra ? Dopo un anno il Governo Monti afferma che i conti sono sotto controllo (solo fino al 2014 secondo il commissario Rehn) ma con alti e iniqui costi sociali. Anche Monti ha ammesso una certa brutalità sociale (pensioni docet).
Equità e sviluppo sono capitoli ancora da scrivere e ormai non sarà questo Governo a farlo. Del resto il Governo non perde occasione per affermare che dal risanamento e dalle misure strutturali nascerà la ripresa. Purtroppo non è così. Inoltre il Governo ha attuato solo il 13 % delle misure approvate, pur essendo molto bravo a dare l’impressione di averlo già fatto.
La Commissione Europea prevede la ripresa economica italiana non prima del 2014, anche la Bce ha fatto una valutazione più pessimista. Il 2012 si chiuderà peggio delle previsioni del Governo e il 2013 sarà un anno di ulteriore caduta economica e soprattutto orribile per l’occupazione. Di nuovo: chi compra se i redditi calano ? La disoccupazione nel 2013 è prevista all’11,5 %, per i giovani sarà peggio.
Boeri attribuisce gli errori del Governo alla “macchina”, cioè ai dirigenti pubblici che frenerebbero le iniziative del Governo. Francamente non sembra essere una spiegazione valida, visto che è zeppo di grand commis.
E’ la linea europea, attuata con diligenza dal Governo ad essere sbagliata, egemonizzata da una visione neoliberale centrata sul saldo dei conti pubblici. Il Governo si muove per attuare le direttive europee (i compiti a casa) e ha fatto approvare i provvedimenti legislativi che servono a confermare questo impegno agli occhi dell’Europa e della Bce. La ragione dell’aumento dal 21% al 22 % dal luglio 2013 dell’aliquota Iva non viene tanto dai conti pubblici, quanto è uno dei “compiti a casa”. Anche da questo dipende l’apprezzamento europeo per Monti. La linea di fondo del Governo è interna a questo quadro europeo. I “compiti a casa” sono scritti per questa Europa conservatrice e incapace di uscire dalla crisi.
A un anno di distanza i nodi restano tutti e verranno traslati al Governo che uscirà dalle elezioni politiche. Per questo sono elezioni importanti.
E’ importante che venga messa al centro delle prossime elezioni la possibilità di una strada diversa, sia in Europa che in Italia, all’altezza delle sfide.
Alfiero Grandi