La crisi va letta da sinistra altrimenti vince la destra
- Pubblicato sul quotidiano L'Unità (luglio 2012)
La discussione aperta da Tronti merita attenzione. Sono convinto che la lettura delle 2 sinistre è il prodotto di un’ideologia. Marx ci ha insegnato che l’astrazione serve per interpretare la realtà, ma non può sostituirsi ad essa. In realtà l’idoeologia punta a plasmare la realtà e ha avuto 2 versioni che si sono alimentate reciprocamente e che Tronti definisce contestatori e liberisti. Il risultato è sotto i nostri occhi ed è deludente per tutti. Concentrarsi sulle 2 sinistre trascura la miriade di posizioni di sinistra, vecchie e nuove, che non sono riconducibili a questo schema ideologico, a partire dall’amplissima area dell’astensione. Chi ha scelto la via del Partito democratico ne capisce i limiti di fondo. Chi ha scelto altre strade avverte l’impotenza di fronte al dilagare di ricette neoliberiste, ora assurte a teoria di Stato con la modifica dell’articolo 81 della Costituzione. Oltre Marx anche Keynes si rivolta nella tomba. Tronti coglie un punto vero della fase politica: il rischio dello snaturamento della sinistra o di fare la fine degli Orazi e dei Curiazi. La posizione di forza relativa del Pd oggi non è sufficiente, anche perché la forza del Pd è la crisi verticale del Pdl e della Lega. Ha ragione Vendola quando propone di partire da un rilancio dell’Unione europea per farne uno Stato federale, dando un senso ambientale, sociale e politico all’Europa del futuro. Meno convincente la proposta di eleggere direttamente il Presidente del Consiglio Europeo. Ciò che non è buono per l’Italia non può esserlo per l’Europa. Semmai dovrebbe essere il parlamento ad eleggere il Governo europeo. Tronti mette al centro la risposta da dare al neoliberismo del capitalismo-mondo. E’ il terreno su cui c’è stato il forte ripiegamento della sinistra. Eppure molte scelte, a partire dall’esigenza di mettere regole nette alla finanza e le briglie alla speculazione, debbono diventare prima possibile decisioni a livello non solo europeo ma mondiale. Per questo occorre uscire dall’angolo difensivo, con la destra che usa il ricatto dei mercati e la sinistra in un angolo, in difesa. Sui temi di fondo della vita del pianeta stiamo vistosamente arretrando, o pensiamo che sono argomenti per i periodi delle vacche grasse ? E’ un tema posto con forza anche da Giddens. La decrescita, schema che non condivido, ha il merito di contribuire a porre il tema del modello di sviluppo, della sua sostenibilità ambientale e sociale, del rapporto tra le generazioni, per non lasciare un mondo peggiore di come l’abbiamo ereditato. Le soluzioni neoliberiste tentano di rimettere in moto il trabiccolo che ci ha portato a questa crisi. Per uscire dalla quale viene di nuovo detto che il mercato è tutto e si autoregola e lo Stato un impiccio. Pompare sempre più denaro è la vana speranza di tornare a prima della crisi. Il passato non tornerà. Semmai tutto verrà ridotto a mercato e i costi della crisi verranno pagati dal lavoro, dai pensionati, dalle classi più deboli, dai giovani, la cui disoccupazione crescerà ancora, anche per le misure del Governo Monti. Questa è una linea classista, i cui interpreti sono a livello mondiale Buffet e in Italia Marchionne. Il vecchio internazionalismo non esiste più, eppure i grandi moderni/vecchi Schmidt e Delors hanno proposto uno sguardo lungo sul futuro dell’Europa. L’Italia non può diventare il franchising della Merkel. Occorre ricostruire una coerenza tra proposte e pratica. Prendiamo la Tobin tax. Possibile che l’unica cosa da fare sia attendere le decisioni di altri ? C’era una proposta di legge del centrosinistra già arrivata in parlamento nel 2007, perché non rilanciarla ora per spingerne l’adozione in Europa? Occorre una lettura della crisi diversa dai conservatori, altrimenti vincono loro. Se si pensa che questa è l’unica minestra possibile è meglio non scaldarsi più di tanto. Se la discussione dovesse concentrarsi sulle forze (?) esistenti rischiamo di non uscirne e anche la carta delle primarie va rimotivata. Affidare alle primarie la scelta della piattaforma alternativa è un errore. Occorre un quadro di valori e obiettivi di fondo condivisi. Bersani ha ragione, ma non può deciderli da solo. Per di più i protagonisti non sono solo i partiti ma anche le forze sociali e soprattutto gli elettori. Occorre fare impallidire la partecipazione alla fabbrica del programma di Prodi. Altrimenti non ne usciamo. Tutti dobbiamo avere coraggio e cambiare, ma il problema è in quale direzione ? Obama allarga l’assitenza sanitaria, noi pensiamo di restringerla ? Veramente qualcuno pensa che possa esserci ripresa senza una valorizzazione dei lavoratori tale da beneficiare del loro contributo ? Veramente qualcuno pensa che oggi il problema dello Stato sia di farsi piccolo piccolo e non di delineare con la necessaria chiarezza e durezza i parametri di legalità, di efficienza, di solidarietà, di regolazione dell’economia e della società ? Non so se quanto resta della vita del Governo Monti sarà un riparo per discutere con calma del futuro. Chi paga sulla sua pelle la crisi non ha questa tranquillità e anche lo spread non è affatto sotto controllo. I mercati sanno che l’Italia per ora sta aumentando il debito pubblico in rapporto al Pil perché non c’è ripresa economica e occupazionale. I problemi su cui dovrà tornare la prossima legislatura cominciano ad essere molti e costosi. Prima si forma la nuova coalizione meglio è per rendere credibile e fare pesare prima possibile un’alternativa. Dobbiamo sapere se torneremo alla figuraccia dei Dico o ci sarà una capacità riformatrice dei diritti. Il problema del rapporto con i centristi sta qui. Occorre decidere prima, non subire lo stillicidio dello svuotamento del programma in corso d’opera, come è capitato a Prodi. Da destra. Una forza di sinistra unitaria e plurale può affrontare meglio questo percorso. Certo se la cura fosse il continuismo con Monti la sintesi diventerebbe complicata. C’è poi la questione dell’Idv. Errori ci sono stati, ma abbiamo tutti riconosciuto - qualcuno esagerando - che i referendum sono stati importanti per la crisi del berlusconismo. E’ immaginabile questo risultato senza Di Pietro ? Ci sono altri soggetti a sinistra politici e sociali e ancora di più uomini e donne che vorrebbero capire e partecipare, ma non sono disponibili alla delega in bianco, che ne facciamo ? come parteciperanno ? Avviare un percorso unitario per la sinistra e per una coalizione alternativa potrebbe motivare energie e ridare slancio ad un percorso di uscita dalla crisi. Alfiero Grandi, Presidente Associazione Rinnovamento della Sinistra
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