Protagoniste e Protagonisti tra Autonomia e Instabilità
Messaggio all'Avv. Lia Cigarini
Cara Lia, non potrò partecipare all’iniziativa di oggi. Ti avevo preannunciato fin dall’inizio una probabile difficoltà ad essere presente che si è poi materializzata. Comunque il dibattito su questi argomenti è di grande importanza e per cercare di ovviare ho pensato di inviarti questa lettera con alcune considerazioni di merito. Parto dal presupposto che il superamento della precarietà sia un obiettivo di tutti noi e lo è quindi anche del Governo. Invertire la tendenza rispetto al dilagare della precarietà deve quindi essere un presupposto dell’azione del Governo e non può che svolgersi su diversi piani. Anzitutto è aperto, e per ora non risolto, un problema di diritti per quanti lavorano per conto di altri. In questo campo è necessaria una nuova legislazione. Come sappiamo il lavoro dipendente ha conquistato un certo livello di diritti con lo statuto di lavoratori, con i diritti sociali, anche se nelle aziende più piccole questi diritti sono in parte ridotti e a volte difficili da esercitare. Poi c’è una altra grande area di lavoratori che ha diversi gradi di assenza dei diritti, con notevoli differenze all’interno. Per fare un esempio i lavoratori associati (figura che in verità non dovrebbe esistere perché l’associazione dovrebbe riguardare solo capitali e mezzi di produzione e tuttavia questo rapporto di lavoro oggi riguarda 400.000 persone) solo da poco hanno l’obbligo del versamento dei contributi previdenziali. La previdenza è infatti uno dei principali diritti sociali perché riguarda il diritto ad avere un accantonamento di contributi in vista di una futura pensione. La svolta in maniera previdenziale c’è stata infatti quando da un iniziale diritto limitato a chi aveva più potere contrattuale il diritto alla pensione è diventato generale. Quindi il tema dei diritti è centrale e personalmente continuo a ritenere preferibile la via di una estensione generale dei diritti a tutti coloro che lavorano per conto di altri, superando l’attuale frammentazione nei rapporti di lavoro che affianca sempre più ampiamente il lavoro dipendente. E’ in sostanza la prospettiva su questi problemi tracciata dalla proposta di legge della CGIL che personalmente condivido. C’è poi l’esigenza di rivedere la proliferazione dannosa delle forme contrattuali previste dalla legge Maroni, che probabilmente oggi trova qualche simpatia in meno anche nel mondo imprenditoriale. Poi c’è la forza che può essere esercitata dalle convenienze e dagli scoraggiamenti economici. Non c’è dubbio che la precarietà è dilagata anche perché resa più conveniente delle altre forme di lavoro e correggere questo squilibrio è un compito anzitutto del Governo e del Parlamento. E’ del tutto ovvio che i lavoratori che sono stati presi in ostaggio da queste logiche non hanno loro responsabilità e tuttavia sarebbe difficile parlare di diritti nel lavoro e di diritti sociali senza un’idea forte di unificazione del costo del lavoro anche sotto il profilo contributivo. Anzi il ricorso al lavoro precario deve essere reso più costoso per scoraggiarne l’uso improprio e dilagante. Nella Finanziaria 2007 da un lato vengono incentivate le imprese ad assumere a tempo indeterminato, in particolare donne e con incentivi maggiori al Sud, dall’altro viene avviata un parificazione contributiva per rendere meno conveniente il ricorso ad altre forme di lavoro e avviare una graduale parificazione pensionistica. Quindi se da un lato la leva è rendere tendenzialmente simile la contribuzione contrattuale dall’altro occorre garantire che il risultato pensionistico finale sia altrettanto simile. Per questo la Finanziaria 2007 aumenta i contributi sui Co.Co.Co. e Co.Co.Pro., nonché per le altre figure assimilabili. Contributi più pesanti che dovrebbero secondo la legge essere ripartiti tra lavoratori e datori di lavoro, anche se non può essere ignorato che è in atto un tentativo di scaricare gli oneri sui lavoratori interessati, approfittando di un debole, o almeno più debole, potere contrattuale. Questo è un problema vero che sindacati, partiti e Governo non possono trascurare e richiama più che mai il legame con il problema dei diritti di chi lavora per altri in qualsivoglia modalità di cui prima ho parlato. Del resto si muove in questa direzione l’iniziativa del Ministro del Lavoro sui call center. Naturalmente questo non basta. Occorre accompagnare questa fase di graduale equiparazione dei contributi con una forte azione sui diritti, anche da parte del Governo, con proposte legislative precise. Alcuni diritti sociali in materia di malattia, e maternità sono affrontati in modo nuovo nella Finanziaria 2007 e il Governo con un emendamento già presentato vuole migliorare ulteriormente il testo iniziale della finanziaria. Va ricordato inoltre l’emendamento a favore dei lavoratori temporanei con meno di 8.000 euroi di reddito che avranno garantita la detrazione di almeno 1.380 euro per anno. C’è poi una nuova iniziativa del Governo che ha incoraggiato il relatore alla Finanziaria 2007 a presentare al Senato un emendamento che, riconoscendo la particolare condizione dei Co.Co.Co. e Co.Co.Pro. in rapporto all’esigenza di procurarsi a loro spese i mezzi necessari per il loro lavoro, costituisce un fondo che prevede sgravi fiscali per l’acquisto di computer. E’ un altro segno di attenzione, dal lato fiscale, fermo restando che questi lavoratori, se non hanno partita IVA, godono delle migliori condizioni fiscali previste dalla Finanziaria 2007 fino a circa 40.000 euro di reddito annui. Resta sullo sfondo la discussione che inizierà a gennaio sulla previdenza tra Governo e sindacati. Tuttavia dopo l’approvazione delle legge Finanziaria 2007 questo tema verrà affrontato ed è necessario che sia i sindacati che il Governo affrontino la discussione proprio a partire dalle figure più precarie o più deboli sul mercato del lavoro che debbono avere misure di solidarietà. Penso anzitutto all’esigenza di poter ricongiungere (totalizzazione) tutti i periodi e gli importi contributivi per raggiungere un’unica pensione. Infatti le normative del Governo di centro destra in passato hanno costruito delle vere e proprie trappole come l’obbligo di poter sommare solo periodi contributivi di almeno 6 anni. Poi è necessario individuare forme di solidarietà, attraverso periodi e contributi figurativi, per le aree di maggiore precariato e di discontinuità lavorativa. Così è necessario costruire uno strumento ad hoc di previdenza integrativa. Si tratta di delineare, in sostanza, un percorso di solidarietà verso le aree più deboli e precarie del lavoro, di cui ho delineato solo alcuni tratti. Non si può accettare lo status quo della precarietà, occorre agire e le proposte del Governo, certo non esaustive e ancora insufficienti, si muovono tuttavia in questa direzione riaprendo spazi e provando a chiudere contraddizioni. Non penso affatto che questo compito si possa realizzare solo dal lato dell’iniziativa legislativa. Anzi continuo a pensare che i sindacati debbono sempre più prendere in carico la precarietà oggi poco rappresentata socialmente e politicamente e rappresentarne i problemi e le necessarie soluzioni. Così è necessario facciano in particolare le forze politiche di centro sinistra più sensibili e tutte le forme associative e culturali che possono contribuire molto di più di quanto a volte non si immagina a costruire il nuovo che è anche, se non anzitutto, cultura diffusa dei diritti delle persone che lavorano. Ci sono poi questioni più specifiche che sono nel pacchetto dei problemi che mi hai sottoposto e che riguardano più il versante di chi ha scelto (o si trova) nel campo delle professioni. Anzitutto il Governo ha varato alcuni provvedimenti tesi a rompere incrostazioni e a rendere più facile e aperto l’accesso alle professioni. Non tutti i quesiti posti trovano già oggi una risposta e forse il problema politico a monte è che occorre varare una sorta di piattaforma, cioè un quadro di proposte che mi impegno ad esaminare come parte del ministero dell’Economia che si occupa della parte fiscale. Del resto ci sono più confronti e trattative di quanto a volte non ci si immagina. Rispondo per la parte che posso. Per quanto riguarda la deducibilità (a parte la novità che ho preannunciato per i computer) in materia di auto abbiamo dovuto tener conto della sentenza della Corte europea in materia di deducibilità per l’IVA auto. L’impegno del Governo, a fronte dell’autorizzazione europea a forfetizzare la deducibilità per IVA auto e connessi, è di aumentare la deducibilità dall’imposta sul reddito di pari importo. Il taglio della deducibilità sulle imposte dirette si è reso necessario per finanziare la maggiore deducibilità sulle imposte indirette. Per le spese telefoniche la finanziaria prevede la deducibilità all’80% per le spese telefoniche sia fisse che mobili e questa è una novità. Su studi di settore e IRAP professionisti sono allo studio, e forse vedranno presto la luce, importanti novità. Ci sono aspetti che vanno riesaminati come la tassazione del rimborso delle spese di trasporto. Altri aspetti ancora richiedono un approfondimento che non sono in grado di fare oggi. Per questo suggerisco di aprire un confronto nelle forme e nelle sedi proprie per esaminare i problemi e se possibile individuare soluzioni adeguate. Per questo confronto puoi contare su di me. Cordiali saluti