- Pubblicato da l'Altro quotidiano il 17/10/10
- Pubblicato da Paneacqua il 17/10/10
La latente crisi politica del Governo ha fatto tirare a molti un sospiro di sollievo perché pensavano - purtroppo a torto - che l’avventura nucleare italiana voluta dal Governo Berlusconi fosse ormai in panne. Questi ottimisti hanno sottovalutato la potenza dell’enorme mole di affari legata agli appalti per la costruzione delle nuove centrali nucleari in Italia. Una “torta” di proporzioni paragonabili solo all’altra follia del ponte di Messina. Paradossalmente, più le centrali costano più a questa lobby affaristica conviene perché gli appalti sarebbero ancora più lucrosi. Non a caso i costi per la costruzione delle centrali nucleari vengono calcolati più bassi della realtà. Questo è fumo negli occhi per l’opinione pubblica, a cui viene raccontata la favola dell’abbassamento dei costi dell’energia elettrica che queste centrali garantirebbero . Un conto sono paesi che hanno centrali già ammortizzate che possono avere oggi un costo dell’elettricità inferiore, così non è per chi le deve ancora costruire. Naturalmente anche gli “alleati” francesi del Governo sono interessati a queste lucrose commesse e insieme ai concorrenti americani e giapponesi sperano che le centrali in Italia vengano costruite: un affare colossale. La nomina di Romani a Ministro per lo sviluppo mette la parola fine all’incertezza seguita alle dimissioni di Scaiola e tra i primissimi argomenti di cui si è occupato il Ministro c’è il nucleare. Le dichiarazioni di Tremonti sono un’ulteriore conferma. Romani deve la nomina a Berlusconi che è l’artefice principale della nuova avventura nuclearista in Italia e quindi attuerà fedelmente le direttive del capo. Il primo atto del Ministro è stato stanziare 2,4 milioni di euro per la costituenda Agenzia per la sicurezza nucleare. Sono pochissimi soldi ma la giustificazione è che questi serviranno solo a finanziare la costituzione del primo nucleo (Presidente, ecc.), il personale verrà da Ispra e Enea. Già in questo è evidente la follia con cui viene affrontato un argomento delicatissimo. Premesso che sarebbe meglio rinunciare subito al nucleare, l’Agenzia per la sicurezza è una struttura fondamentale per chi voglia procedere nell’avventura nucleare. Fondare la futura Agenzia, che ha compiti centrali e delicatissimi, sullo stipendio ai nuovi nominati e a 2 reparti provenienti da Ispra e Enea è una follia. Non c’è nemmeno la decenza di dare all’Agenzia una parvenza di struttura adeguata. Nasce senza fondi, neppure per assumere le competenze professionali di cui avrebbe bisogno, in modo raccogliticcio e per di più dovrebbe controllare e giudicare gli atti delle vere e proprie potenze lobbistiche che operano nel nucleare. L’Agenzia francese ha un bilancio di oltre 400 milioni e in più si avvale di una struttura operativa che ha 3 volte il suo personale. Il prof Veronesi dovrebbe riflettere bene prima di dare il suo avallo a questa avventura. L’Agenzia, priva di risorse proprie, sarà di fatto alla mercè dei costruttori. Non a caso l’AD di Enel dopo l’incontro con Romani ha detto che l’Agenzia sarà operativa entro l’anno, perché lui ed altri pensano che deve semplicemente avallare le decisioni dei costruttori. Questo rachitico avvio dell’Agenzia per la sicurezza conferma anche che l’avventura nuclearista ha, e avrà in futuro molto di più, dei costi per lo Stato. Sui costi: ormai nessuno sostiene più che una centrale EPR possa costare i 3 miliardi di euro raccontati 2 anni fa. Si parla di 5, ma in realtà non basteranno perché i costi della costruzione in Finlandia sono molto più alti e il Canada ha rifutato di proseguire alla costruzione sulla base di una proposta da 8.5 miliardi di dollari. Quindi una centrale nucleare costerà attorno a 8 miliardi di euro, senza calcolare il decommissioning e le scorie. Scorie nucleari, per le quali il costo non è certo il problema più grave. Con questi costi l’energia elettrica non costerà il 20 % in meno e questo spiega l’insistenza dei costruttori per avere tariffe elettriche garantite per 30 anni. Ma Enel non sente ragioni e procede. Enel prima ha ricapitalizzato e ora mette sul mercato Greenpower, che gestisce le sue energie da fonti rinovabili. Enel vuole fare cassa, ridurre i debiti e diventare credibile nel chiedere prestiti a lungo termine alle banche per il nucleare. La cosa incredibile è che per realizzare la follia nucleare ha deciso di vendere le energie rinnovabili. Anziché impiegare le risorse che ricaverà dalla vendita di Green power in un piano di rilancio delle rinnovabili, Enel vuol fare il contrario e investire questi proventi nel nucleare. Questo conferma che in Italia non ci sono le risorse, pubbliche o private che siano, per fare insieme investimenti nel nucleare e nelle energie rinnovabili. Anzi la vendita delle rinnovabili serve all’Enel per fare cassa per il nucleare. In realtà per costi, per autonomia nazionale delle risorse, per rispetto degli impegni europei, per sicurezza dell’ambiente e delle persone, per qualità degli investimenti e quantità/qualità dell’occupazione le energie rinnovabili non hanno confronto con il nucleare. Un solo dato, l’AD di Enel dice oggi che ci saranno 10.000 posti di lavoro nel nucleare, se si faranno le centrali. Due anni fa si parlava della metà. In ogni caso trascura di dire che che con analoghi investimenti nelle rinnovabili i posti di lavoro creati sarebbero almento 150.000. Prima si stacca la spina a questo Governo meglio sarà perché nella parte conclusiva della sua vita rischia di produrre atti gravi. La raccolta delle firme a sostegno della legge di iniziativa popolare che dice si al risparmio energetico e alle energie rinnovabili e no al nucleare può contribuire a fermare questa follia. Alfiero Grandi
La latente crisi politica del Governo ha fatto tirare a molti un sospiro di sollievo perché pensavano - purtroppo a torto - che l’avventura nucleare italiana voluta dal Governo Berlusconi fosse ormai in panne. Questi ottimisti hanno sottovalutato la potenza dell’enorme mole di affari legata agli appalti per la costruzione delle nuove centrali nucleari in Italia. Una “torta” di proporzioni paragonabili solo all’altra follia del ponte di Messina. Paradossalmente, più le centrali costano più a questa lobby affaristica conviene perché gli appalti sarebbero ancora più lucrosi. Non a caso i costi per la costruzione delle centrali nucleari vengono calcolati più bassi della realtà. Questo è fumo negli occhi per l’opinione pubblica, a cui viene raccontata la favola dell’abbassamento dei costi dell’energia elettrica che queste centrali garantirebbero . Un conto sono paesi che hanno centrali già ammortizzate che possono avere oggi un costo dell’elettricità inferiore, così non è per chi le deve ancora costruire. Naturalmente anche gli “alleati” francesi del Governo sono interessati a queste lucrose commesse e insieme ai concorrenti americani e giapponesi sperano che le centrali in Italia vengano costruite: un affare colossale. La nomina di Romani a Ministro per lo sviluppo mette la parola fine all’incertezza seguita alle dimissioni di Scaiola e tra i primissimi argomenti di cui si è occupato il Ministro c’è il nucleare. Le dichiarazioni di Tremonti sono un’ulteriore conferma. Romani deve la nomina a Berlusconi che è l’artefice principale della nuova avventura nuclearista in Italia e quindi attuerà fedelmente le direttive del capo. Il primo atto del Ministro è stato stanziare 2,4 milioni di euro per la costituenda Agenzia per la sicurezza nucleare. Sono pochissimi soldi ma la giustificazione è che questi serviranno solo a finanziare la costituzione del primo nucleo (Presidente, ecc.), il personale verrà da Ispra e Enea. Già in questo è evidente la follia con cui viene affrontato un argomento delicatissimo. Premesso che sarebbe meglio rinunciare subito al nucleare, l’Agenzia per la sicurezza è una struttura fondamentale per chi voglia procedere nell’avventura nucleare. Fondare la futura Agenzia, che ha compiti centrali e delicatissimi, sullo stipendio ai nuovi nominati e a 2 reparti provenienti da Ispra e Enea è una follia. Non c’è nemmeno la decenza di dare all’Agenzia una parvenza di struttura adeguata. Nasce senza fondi, neppure per assumere le competenze professionali di cui avrebbe bisogno, in modo raccogliticcio e per di più dovrebbe controllare e giudicare gli atti delle vere e proprie potenze lobbistiche che operano nel nucleare. L’Agenzia francese ha un bilancio di oltre 400 milioni e in più si avvale di una struttura operativa che ha 3 volte il suo personale. Il prof Veronesi dovrebbe riflettere bene prima di dare il suo avallo a questa avventura. L’Agenzia, priva di risorse proprie, sarà di fatto alla mercè dei costruttori. Non a caso l’AD di Enel dopo l’incontro con Romani ha detto che l’Agenzia sarà operativa entro l’anno, perché lui ed altri pensano che deve semplicemente avallare le decisioni dei costruttori. Questo rachitico avvio dell’Agenzia per la sicurezza conferma anche che l’avventura nuclearista ha, e avrà in futuro molto di più, dei costi per lo Stato. Sui costi: ormai nessuno sostiene più che una centrale EPR possa costare i 3 miliardi di euro raccontati 2 anni fa. Si parla di 5, ma in realtà non basteranno perché i costi della costruzione in Finlandia sono molto più alti e il Canada ha rifutato di proseguire alla costruzione sulla base di una proposta da 8.5 miliardi di dollari. Quindi una centrale nucleare costerà attorno a 8 miliardi di euro, senza calcolare il decommissioning e le scorie. Scorie nucleari, per le quali il costo non è certo il problema più grave. Con questi costi l’energia elettrica non costerà il 20 % in meno e questo spiega l’insistenza dei costruttori per avere tariffe elettriche garantite per 30 anni. Ma Enel non sente ragioni e procede. Enel prima ha ricapitalizzato e ora mette sul mercato Greenpower, che gestisce le sue energie da fonti rinovabili. Enel vuole fare cassa, ridurre i debiti e diventare credibile nel chiedere prestiti a lungo termine alle banche per il nucleare. La cosa incredibile è che per realizzare la follia nucleare ha deciso di vendere le energie rinnovabili. Anziché impiegare le risorse che ricaverà dalla vendita di Green power in un piano di rilancio delle rinnovabili, Enel vuol fare il contrario e investire questi proventi nel nucleare. Questo conferma che in Italia non ci sono le risorse, pubbliche o private che siano, per fare insieme investimenti nel nucleare e nelle energie rinnovabili. Anzi la vendita delle rinnovabili serve all’Enel per fare cassa per il nucleare. In realtà per costi, per autonomia nazionale delle risorse, per rispetto degli impegni europei, per sicurezza dell’ambiente e delle persone, per qualità degli investimenti e quantità/qualità dell’occupazione le energie rinnovabili non hanno confronto con il nucleare. Un solo dato, l’AD di Enel dice oggi che ci saranno 10.000 posti di lavoro nel nucleare, se si faranno le centrali. Due anni fa si parlava della metà. In ogni caso trascura di dire che che con analoghi investimenti nelle rinnovabili i posti di lavoro creati sarebbero almento 150.000. Prima si stacca la spina a questo Governo meglio sarà perché nella parte conclusiva della sua vita rischia di produrre atti gravi. La raccolta delle firme a sostegno della legge di iniziativa popolare che dice si al risparmio energetico e alle energie rinnovabili e no al nucleare può contribuire a fermare questa follia.
La latente crisi politica del Governo ha fatto tirare a molti un sospiro di sollievo perché pensavano - purtroppo a torto - che l’avventura nucleare italiana voluta dal Governo Berlusconi fosse ormai in panne. Questi ottimisti hanno sottovalutato la potenza dell’enorme mole di affari legata agli appalti per la costruzione delle nuove centrali nucleari in Italia. Una “torta” di proporzioni paragonabili solo all’altra follia del ponte di Messina. Paradossalmente, più le centrali costano più a questa lobby affaristica conviene perché gli appalti sarebbero ancora più lucrosi. Non a caso i costi per la costruzione delle centrali nucleari vengono calcolati più bassi della realtà. Questo è fumo negli occhi per l’opinione pubblica, a cui viene raccontata la favola dell’abbassamento dei costi dell’energia elettrica che queste centrali garantirebbero . Un conto sono paesi che hanno centrali già ammortizzate che possono avere oggi un costo dell’elettricità inferiore, così non è per chi le deve ancora costruire. Naturalmente anche gli “alleati” francesi del Governo sono interessati a queste lucrose commesse e insieme ai concorrenti americani e giapponesi sperano che le centrali in Italia vengano costruite: un affare colossale. La nomina di Romani a Ministro per lo sviluppo mette la parola fine all’incertezza seguita alle dimissioni di Scaiola e tra i primissimi argomenti di cui si è occupato il Ministro c’è il nucleare. Le dichiarazioni di Tremonti sono un’ulteriore conferma. Romani deve la nomina a Berlusconi che è l’artefice principale della nuova avventura nuclearista in Italia e quindi attuerà fedelmente le direttive del capo. Il primo atto del Ministro è stato stanziare 2,4 milioni di euro per la costituenda Agenzia per la sicurezza nucleare. Sono pochissimi soldi ma la giustificazione è che questi serviranno solo a finanziare la costituzione del primo nucleo (Presidente, ecc.), il personale verrà da Ispra e Enea. Già in questo è evidente la follia con cui viene affrontato un argomento delicatissimo. Premesso che sarebbe meglio rinunciare subito al nucleare, l’Agenzia per la sicurezza è una struttura fondamentale per chi voglia procedere nell’avventura nucleare. Fondare la futura Agenzia, che ha compiti centrali e delicatissimi, sullo stipendio ai nuovi nominati e a 2 reparti provenienti da Ispra e Enea è una follia. Non c’è nemmeno la decenza di dare all’Agenzia una parvenza di struttura adeguata. Nasce senza fondi, neppure per assumere le competenze professionali di cui avrebbe bisogno, in modo raccogliticcio e per di più dovrebbe controllare e giudicare gli atti delle vere e proprie potenze lobbistiche che operano nel nucleare. L’Agenzia francese ha un bilancio di oltre 400 milioni e in più si avvale di una struttura operativa che ha 3 volte il suo personale. Il prof Veronesi dovrebbe riflettere bene prima di dare il suo avallo a questa avventura. L’Agenzia, priva di risorse proprie, sarà di fatto alla mercè dei costruttori. Non a caso l’AD di Enel dopo l’incontro con Romani ha detto che l’Agenzia sarà operativa entro l’anno, perché lui ed altri pensano che deve semplicemente avallare le decisioni dei costruttori. Questo rachitico avvio dell’Agenzia per la sicurezza conferma anche che l’avventura nuclearista ha, e avrà in futuro molto di più, dei costi per lo Stato. Sui costi: ormai nessuno sostiene più che una centrale EPR possa costare i 3 miliardi di euro raccontati 2 anni fa. Si parla di 5, ma in realtà non basteranno perché i costi della costruzione in Finlandia sono molto più alti e il Canada ha rifutato di proseguire alla costruzione sulla base di una proposta da 8.5 miliardi di dollari. Quindi una centrale nucleare costerà attorno a 8 miliardi di euro, senza calcolare il decommissioning e le scorie. Scorie nucleari, per le quali il costo non è certo il problema più grave. Con questi costi l’energia elettrica non costerà il 20 % in meno e questo spiega l’insistenza dei costruttori per avere tariffe elettriche garantite per 30 anni. Ma Enel non sente ragioni e procede. Enel prima ha ricapitalizzato e ora mette sul mercato Greenpower, che gestisce le sue energie da fonti rinovabili. Enel vuole fare cassa, ridurre i debiti e diventare credibile nel chiedere prestiti a lungo termine alle banche per il nucleare. La cosa incredibile è che per realizzare la follia nucleare ha deciso di vendere le energie rinnovabili. Anziché impiegare le risorse che ricaverà dalla vendita di Green power in un piano di rilancio delle rinnovabili, Enel vuol fare il contrario e investire questi proventi nel nucleare. Questo conferma che in Italia non ci sono le risorse, pubbliche o private che siano, per fare insieme investimenti nel nucleare e nelle energie rinnovabili. Anzi la vendita delle rinnovabili serve all’Enel per fare cassa per il nucleare. In realtà per costi, per autonomia nazionale delle risorse, per rispetto degli impegni europei, per sicurezza dell’ambiente e delle persone, per qualità degli investimenti e quantità/qualità dell’occupazione le energie rinnovabili non hanno confronto con il nucleare. Un solo dato, l’AD di Enel dice oggi che ci saranno 10.000 posti di lavoro nel nucleare, se si faranno le centrali. Due anni fa si parlava della metà. In ogni caso trascura di dire che che con analoghi investimenti nelle rinnovabili i posti di lavoro creati sarebbero almento 150.000. Prima si stacca la spina a questo Governo meglio sarà perché nella parte conclusiva della sua vita rischia di produrre atti gravi. La raccolta delle firme a sostegno della legge di iniziativa popolare che dice si al risparmio energetico e alle energie rinnovabili e no al nucleare può contribuire a fermare questa follia.
Alfiero Grandi
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