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Risparmio energetico e fonti rinnovabili: il nucleare non è necessario
.:: Alfiero Grandi Pubblicato in data:  16/06/2010  17:38:50, in Nucleare, letto 1769 volte
- Pubblicato da Sinistra Democratica News il 14/06/10

- Pubblicato su www.aprileonline.info il 14/06/10

- Pubblicato da Dazebao  il 14/06/10 

Dopo il referendum del 1987 molti di noi si erano messi il cuore in pace ritenendo - come si è visto purtroppo a torto - che il nucleare come fonte energetica fosse ormai esclusa dal nostro paese.
E’ stato un errore. Il fronte nuclearista culturale, scientifico, economico e più recentemente politico ha lavorato e scavato e alla fine ha colpito facendo approvare nel 2009 una legge impensabile poco più di venti anni fa.
Non è neppure vero che l’opinione pubblica - pur non sempre informata in modo adeguato - sia favorevole al ritorno al nucleare come dimostra il fatto che tutti i candidati della destra alle ultime elezioni regionali hanno detto si al nucleare purchè non nella loro regione e che lo stesso Berlusconi ha preannunciato da Parigi una campagna mediatica per convincere l’opinione pubblica .
E’ la conferma che l’opinione pubblica oggi convinta non è.
La legge approvata dal parlamento con voto di fiduci riammette in Italia il nucleare per produrre energia elettrica e questo vuol dire che il piano del Governo per produrre il 25 % dell’elettricità riguarderà in realtà poco più del 5 % di tutta l’energia consumata in Italia. Tanto è vero che la Francia, pur essendo il paese più nucleare d’Europa, è anche uno dei più grandi utilizzatori di petrolio proprio perché il nucleare riguarda poco più del 20 % del totale dell’energia utilizzata.
Puntare sul nucleare significa dirigere gli investimenti del nostro paese per molti anni in questa direzione, fermando di fatto gli investimenti nelle rinnovabili che stanno faticosamente recuperando in Italia.
I conti Enel sono falsi. Per costruire 4 reattori Epr da 1600 megawatt occorrono almeno 7/8 miliardi di euro per ciascuno, senza calcolare il decommissioning e lo smaltimento delle scorie. Smaltimento si fa per dire, visto che nel mondo nessuno ha ancora dimostrato di saperlo fare e perfino la Francia pur preparando depositi sotterranei in realtà sta facendo uno stoccaggio provvisorio in superficie.
Così è falso parlare che verranno impiegate risorse private.
Come ha chiarito Enel per remunerare gli enormi prestiti necessari per periodi così lunghi occorrono garanzie. Anzitutto garanzie di tariffa, quindi sulla bolletta di tutti, e anche soldi pubblici e non solo per l’Agenzia per la sicurezza, che peraltro ancora non c’è e si fa finta che esista. Come dimostra la non esaltante decisione del Governo USA per invogliare a fare investimenti nel nucleare lo Stato ha garantito sostegno per miliardi di dollari.
In realtà il nucleare non è conveniente per i costi e per di più rappresenta un’occasione temibile, per la sua concentrazione, per malavita e corruzione.
Le energie da fonti rinnovabili al contrario garantiscono immediate e ben maggiori ricadute occupazionali e uno stimolo alla ricerca e alla produzione in settori in cui siamo largamente dipendenti dall’estero e consentono di rispettare le condizioni poste dall’Europa con il 20/20/20 al 2020, contrariamente al nucleare. Senza contare il peso straordinario che potrebbe avere una forte azione sul risparmio energetico.
Le ragioni economiche, occupazionali, ecc. per quanto importanti non possono essere né l’unico, né il principale punto di vista.
Il primo problema che pone il nucleare è la garanzia della salute delle persone e dell’ambiente. Che patto tra le generazioni sarebbe mai quello che lascia al futuro impianti industriali radioattivi, a cui tutti - anche i nuclearisti più convinti - si avvicinano con estrema prudenza ? Scorie che in alcuni casi restano radioattive per centinaia di migliaia di anni ? Inoltre il nucleare obbliga a garantire la memoria per un periodo incredibilmente lungo e tutto questo in cambio di un centinaio di anni di vita di questi impianti ?
Con la scelta nuclearista si provoca un aumento della radioattività di base. Nelle aree più vicine si provocano danni come l’aumento delle leucemie nei bambini come dimostra uno studio oggi noto anche in Italia.
Quando esponenti del Governo affermano che il nucleare è sicuro, dimostrando di non avere condotto alcun approfondimento, vengono i brividi. Non solo ci sono incidenti, a volte gravi. Infatti questo nucleare non è sicuro. Perfino le Agenzie di Francia, Inghilterra, Finlandia – paesi nuclearisti – hanno messo in discussione la sicurezza del prototipo EPR perché i programmi informatici per il funzionamento e la sicurezza sono interdipendenti. Non è solo lo spettro di Three miles Island o di Chernobyl ma ci sono i problemi che un impianto nucleare pone all’ambiente e alle persone in conseguenza del suo funzionamento normale.
Il Governo avrebbe dovuto almeno costituire per prima l’Agenzia per la sicurezza, mentre il primo decreto riguarda la localizzazione delle centrali.
Il Governo ha concepito questa procedura: le aziende che vogliono costruire centrali si autocandidano, evitando le poche aree escluse per ragioni come il forte rischio terremoti, iniziano una procedura attuativa che arriva perfino all’autocertificazione (salvo verifica a posteriori) mentre il Governo prevede che se le Regioni non sono d’accordo semplicemente le sostituisce con un suo decreto. A quel punto il sito viene definito di interesse nazionale e sottratto militarmente ad ogni possibilità di controllo delle popolazioni e degli Enti locali fino all’entrata in funzione. Le prove generali della procedura sono state fatte in Campania sui rifiuti. Siamo di fronte ad una procedura impositiva e gravemente lesiva della democrazia. Salute e tutela dell’ambiente in questo schema non esistono.
Per questo la legge 99/2009 deve essere abolita, insieme al suo primo decreto attuativo.
E’ in campo un’iniziativa referendaria dell’IdV, purtroppo promossa in modo unilaterale. IdV ha ignorato la proposta di prendere un’iniziativa unitaria e ha sottovalutato che occorre convincere almeno la metà degli italiani ad andare a votare.
Per arrivare al quorum occorre una grande campagna di mobilitazione, con la partecipazione di tutte le intelligenze, le competenze, le sensibilità. E’ auspicabile che IdV ritorni ad una visione larga ed unitaria della mobilitazione necessaria, in modo da contribuire a recuperare l’errore di partenza. Possono essere utili iniziative referendarie a livello regionale, anche nelle Regioni dove governa la destra.
Il 22 giugno la Corte Costituzionale si pronuncerà sulle istanze avanzate dalle Regioni contro la legge 99/2009.
Il Comitato SI alle energie rinnovabili NO al nucleare ha deciso di promuovere una legge di iniziativa popolare centrata sul rilancio delle fonti rinnovabili e ovviamente sul no al nucleare.
La proposta, già depositata in Cassazione, è il punto di convergenza di associazioni ambientaliste, sindacali e di un ampio arco di sensibilità politiche. La proposta ha lo scopo di strappare alla rassegnazione quanti pur consapevoli dei problemi che pone il nucleare oggi però pensano che occorre energia e quindi sono rassegnati a quello che sembra loro un male inevitabile.
Non è un male inevitabile e lo dice questa proposta di legge che dimostra che del nucleare, dei suoi rischi per la salute e l’ambiente si può fare a meno.
Questa campagna di mobilitazione ha bisogno dell’aiuto di tutti, non solo per fare arrivare la proposta in parlamento, ma soprattutto per fare scattare una reazione positiva nell’opinione pubblica in modo che accanto ad un no fermo e forte al nucleare ci sia anche un si al risparmio energetico ed alle energie prodotte da fonti rinnovabili.
Alfiero Grandi