Questo Governo č incompatibile con gli interessi dell’Italia
- Pubblicato da Sinistra Democratica News il 18/02/09
Molti dati resi noti negli ultimi giorni fanno impressione e sono la conferma ufficiale di tanti episodi di disperazione che oggi coinvolgono tanti lavoratori in Italia . Ricordo solo alcuni dati. La produzione industriale è crollata in un anno del 20%, le esportazioni - tradizionale punto di forza dell’Italia – sono scese a loro volta del 20%, il PIL italiano è diminuito del 5% circa. La litania (auto)consolatoria del Governo, ripetuta fino alla noia, che l'Italia nella crisi sarebbe andata meno peggio di altri paesi, ammiccando alle "disgrazie" attuali della Grecia, non riesce a nascondere che questo giudizio è semplicemente falso se riferito ai nostri tradizionali punti di riferimento come Francia e Germania. Infatti non si può cambiare punto di paragone a piacimento, secondo le convenienze del momento Purtroppo la ltania del Governo non è solo una falsificazione dei dati ma conferma l’incapacità del Governo di affrontare crisi aziendali, settoriali, territoriali in modo adeguato e questo ha conseguenze drammatiche sull'occupazione che è già sotto stress da tempo. Il balletto tra Scaiola e la Fiat sugli incentivi alla rottamazione è stucchevole, senza alcun riguardo alle reali convenienze del paese. La Cig ha attutito in parte il colpo ma nello stesso tempo ha raggiunto il livello-mostro di 1 miliardo di ore e per molti è ormai vicino il termine. Dopo c'è l'incubo della disoccupazione. Di fronte ad una situazione tanto grave sarebbe indispensabile un quadro di interventi di sostegno ai redditi da lavoro (giustamente la CGIL chiama allo sciopero sulla piattaforma fiscale il 12 marzo) all'occupazione, al sistema produttivo che è disposto ad innovare. Purtroppo il Governo ha scelto da tempo la linea dell'immobilismo, dell’attesa di tempi migliori. Certo la linea dettata da tremonti è meno peggio di quella spendi e spandi che vorrebbe una parte della destra. Tuttavia quella del Governo resta una linea immobilista perchè non vuole trovare le risorse dove sono - ad esempio tassando le rendite finanziarie e i grandi patrimoni - e continua a fare regali da nababbi agli esportatori di capitali e strizza l'occhio agli evasori. Per fare occorre trovare le risorse, ma non è vero che sia impossibile. Certo occorre fare delle scelte. Il problema è che la linea immobilista di Tremonti e Berlusconi peggiora comunque il debito pubblico. Gli aumenti di spesa corrente che si sono sommati al costo dell'operazione Alitalia e all'eliminazione dell'ICI per i redditi alti valgono almeno 10 miliardi di maggiore spesa che si poteva evitare. Le minori entrate sono ingenti, appena mascherate dal drenaggio fiscale sui lavoratori e i pensionati che gonfia le entrate. Mentre sono inevitabili e socialmente giuste le maggiori spese per evitare il disastro sociale. Il risultato è un deterioramento dei conti pubblici italiani. Al punto che entro il 2010 avremo azzerato gli effetti delle politiche di risanamento da venti anni a questa parte. Purtroppo un'altra insidia si delinea, come del resto era prevedibile. La Federal Reserve USA ha deciso un lieve aumento del tasso di sconto. Per ora non avrà grandi effetti se non di rafforzare il dollaro sull'euro, ma indica uno scenario che gradualmente porterà all'aumento dei tassi di sconto. E’ come la fumarola che avverte che il vulcano sta per eruttare. Per ora la Banca Centrale Europea ha lasciato fermi i tassi ma crescono insistenti le pressioni per imporre uno scenario di rientro dei deficit pubblici, facendo anche balenare i problemi che porrebbe un aumento del costo del denaro sul servizio del debito, cioè gli interessi da pagare. Per chi ha riaccumulato maggior debito pubblico come l'Italia e che per di più ha l'economia sostanzialmente ferma, dopo la severa caduta di questo periodo, è assolutamente indispensabile e urgente una strategia di ripresa economica. Fa impressione sentire autorevoli dirigenti di Confindustria chiedere l'adozione di piani di settore di sostegno. Scaiola risponde con la promessa di nuove risorse ma che a ben vedere sono inferiori a quelle bruciate dallo scandalo della Maddalena. Ritardi ulteriori rischiano di portare l'Italia in una strettoia senza precedenti: obbligo di risanamento dei conti pubblici - per evitare la pericolosa imitazione della Grecia - in una situazione di stagnazione economica. Uno scenario da brividi. In altre parole si delinea la previsione di tagli sconvolgenti alla spesa pubblica e in particolare a quella sociale per rientrare di 80-100 miliardi di maggior debito pubblico. Naturalmente per costruire gli interventi necessari occorrono risorse e queste possono venire solo da chi ha di più o fino ad ora è sfuggito al suo dovere fiscale. Se si "regalano" agli esportatori illegali di capitali almeno 40 miliardi di euro (cifra che avrebbero dovuto pagare applicando le regole di altri paesi) per farli rientrare, facendone pagare meno di 5, non restano poi le risorse necessarie per fare gli interventi indispensabili. Ormai la linea dell'immobilismo nella politica economica sta diventando contraria all'interesse nazionale e purtroppo il tempo stringe. Alfiero Grandi
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