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Sostenere i redditi bassi, tassare le rendite finanziare
.:: Alfiero Grandi Pubblicato in data:  27/11/2009  15:49:10, in Economia, letto 1717 volte

- Pubblicato da Sinistra Democratica News il 27/11/09

Quando Berlusconi aveva promesso tagli alle tasse e molto altro ancora qualcuno l’aveva preso seriamente, dimenticando che questo Governo lavora sull’effetto annuncio all’opinione pubblica molto più che sui fatti e che il Capo del Governo aveva “dimenticato” di accertare, prima di parlare, se per realizzare le promesse sparse a piene mani ci sono le risorse necessarie.

Per ora si è dovuto arrendere perchè i soldi non ci sono e anche quelli che arriveranno dalla porcheria che porta il nome di scudo fiscale sono praticamente già impegnati e comunque non sarebbero sufficienti a ridurre l’IRAP, ridurre le tasse sui redditi dei proprietari che affittano appartamenti, ecc. 

Questo spiega la situazione di imbarazzo della maggioranza e del Governo che si erano già sbilanciati non poco a promettere a destra e a manca e l’emergere di una forte tensione verso il Ministro Tremonti che sembra precedere la sua messa in stato d’accusa. La polemica tra i Ministri del Governo non è cosa da poco, rasenta la rissa, e indica una distanza crescente tra l’azione concreta del Governo e le promesse elettorali. Alcuni nel Governo e nella maggioranza temono che si possa ribaltare il consenso elettorale e questo spiega il loro nervosismo crescente e il bisogno di trovare un capro espiatorio e Tremonti si presta bene a questa esigenza.

Un’altra via ci sarebbe. Si dovrebbe decidere che ci sono misure che sono non solo urgenti ma anche necessarie e riguardano anzitutto il sostegno ai redditi più colpiti dalla crisi, all’occupazione, alla ripresa.

Tremonti pensa di cavarsela facendo il meno possibile, appagato dal fatto che i conti pubblici non vadano fuori controllo, ma la situazione economica è veramente brutta e quella sociale è ancora peggio. Se riparte l’inflazione arriverà un colpo violento alla condizione di vita di una fascia rilevante della società: lavoratori, pensionati, cassa integrati, ecc, che non ha protezione sufficiente.

Ogni giorno è uno stillicidio di aziende che chiudono, licenziano, si trasferiscono altrove. I giovani non riescono ad entrare nel mercato del lavoro, perfino il precariato è diventato più raro, e l’esponente di Confindustria Guidi non ha trovato di meglio che invitarli a tenere la valigia pronta e ad emigrare.

Naturalmente per adottare queste misure occorre trovare le risorse e quindi è inevitabile porsi il problema di tassare le rendite finanziarie, tanto più che la borsa sembra in ripresa, di chiedere un sacrificio a chi ha di più, ecc. In sostanza occorre avere il coraggio di redistribuire la ricchezza del paese per aiutare quella fascie sociali che non ce la fanno più e che sono decisive per far riprendere i consumi e quindi la domanda interna.

Se Banca Intesa parla di 250.000 aziende che rischiano di chiudere e la CGIL di un milione di posti di lavoro a rischio è evidente che la situazione è di emergenza e quindi richiede interventi di emergenza.

Ma questo Governo e questa maggioranza non sono in grado di affrontare scelte di questo tipo.

La riduzione/abolizione dell’IRAP sarebbe la misura più inutile e costosa mai vista. Le aziende che non hanno mercato o credito non avrebbero alcun beneficio e chiuderebbero comunque. Le aziende che vanno meglio ne trarrebbero un beneficio non indispensabile. Mentre i conti pubblici verrebbero messi seriamente rischio da una misura che a regime vale 38 miliardi di euro, il 40% della spesa sanitaria.   

L’opposizione avrebbe un terreno di iniziativa importante perché Governo e maggioranza sono prigionieri delle loro stesse promesse. Non è affatto un compito del solo sindacato che tra l’altro è purtroppo indebolito e diviso. E’ un compito della politica e si dovrebbe cercare di intervenire su alcuni obiettivi particolarmente rilevanti per sostenere l’iniziativa dei lavoratori, farli sentire meno soli e disperati (come conferma il proliferare di forme di lotta non usuali).

Uno a caso: sostenere l’iniziativa della fiom tesa a far decidere in ultima istanza i lavoratori interessati sul loro contratto di fronte a posizioni diverse dei sindacati, come è accaduto con l’accordo separato dei metalmeccanici.

Un altro a caso: sostenere l’iniziativa della CGIL per estendere la durata degli ammortizzatori sociali in modo da evitare un’ondata di licenziamenti.

L’elenco potrebbe continuare, ma forse è meglio fermarsi qui e chiedere a tutte le forze della sinistra, dell’opposizione quando pensano di cominciare a mettere insieme le loro energie (si fa per dire) per dare vita ad un’iniziativa politica forte, degna di questo nome, radicale nei contenuti come richiede la radicalità delle scelte che occorre fare.

All’orizzonte si intravvede qualcosa di pericoloso e terribile per la convivenza sociale del nostro paese. C’è chi pensa che entro qualche anno in Italia occorre ridurre la spesa pubblica di 80-100 miliardi di euro, quindi meno pensioni, sanità, stato sociale.

Non a caso Tremonti, pensando al suo futuro politico, ha chiarito che lui non è disponibile (per ora ?) a tagliare le pensioni. Se il Ministro dell’Economia rifiuta di tagliare le pensioni vuol dire che qualcuno ne parla, o no ? Cosa si aspetta nell’opposizione a mettere anche questo argomento nell’elenco delle iniziative da prendere ?

 

Alfiero Grandi