.:: Home Page : Articoli : Stampa
Che fare di Sinistra Democratica? Serve iniziativa politica e capacità di costruire
.:: Alfiero Grandi Pubblicato in data:  07/07/2009  14:26:59, in Politica, letto 1982 volte

- Pubblicato da Sinistra Democratica News il 07/07/09

Gianni Zagato ha il merito di avere aperto pubblicamente una discussione di non poco conto come quella sul futuro di Sinistra Democratica. In altri tempi si sarebbe detto sul “chi siam, cosa vogliam”.
Del resto non si può scherzare con il proprio ruolo di organizzazione (movimento o partito poco importa), pena trovarsi nell’afasia più completa.
La fase in cui era sufficiente la distinzione di Sinistra Democratica dal percorso seguito dalla maggioranza dei DS, che hanno dato vita al PD, è finita da tempo. Vista la situazione attuale del PD le ragioni di una scelta diversa restano in gran parte valide. Tuttavia va sottolineato che non si può essere un‘organizzazione autonoma se si ragiona come parte di un altro tutto, anche di un tutto che fu. In altre parole occorre trovare nei fondamenti di linea politica, oltre che in un proprio insediamento sociale reale, le ragioni della propria autonomia .
Se ho bene inteso le preoccupazioni di Zagato questo problema non è risolto, o almeno non in modo sufficientemente solido, e questo perché il risultato delle elezioni europee non è granchè, anche se migliorato da alcune affermazioni nelle amministrative.
Pesa sulla situazione la difficoltà, forse l’impossibilità, di riunificare in questo momento la sinistra, una parte della quale tende a rifluire su posizioni identitarie e addirittura continuano a sorgere nuove organizzazioni (si fa per dire).
Eppure questo è un limite oggettivo anzitutto per la sinistra e poi per tutta l’opposizione che rischia di avere oggi e in futuro un’area politica di sinistra non coalizzabile e senza la quale difficilmente potrà vincere il confronto elettorale con la destra.
In questo senso l’orizzonte di Sinistra e Libertà, certamente interessante e utile per affrontare questa fase elettorale, non è sufficiente.
L’orizzonte principale non può che essere quello di lavorare per dare vita ad una nuova coalizione politica in grado di contendere l’esito elettorale alla destra, in qualunque momento la questione si presenterà, forse prima del previsto.
In questo senso il dibattito nel PD ci deve interessare. Non si tratta di tornare indietro, anzi il contrario, ma semmai di fare andare avanti loro (il PD) dall’affermazione incredibile che alla costruzione di una nuova coalizione ci si penserà poi, perché così si perderà di nuovo. La costruzione di una nuova coalizione è urgente e indispensabile qui ed ora, perché la situazione sociale ed economica è gravissima, milioni di lavoratori sono esposti alla perdita del posto di lavoro e del reddito, tantissimi giovani resteranno fuori, la situazione sociale rischia l’esplosione di qui a qualche mese. Occorre dare una sponda politica forte alle ansie dei lavoratori, cioè risposte positive, altrimenti il rischio di una grave deriva politica è forte.
All’interno della costruzione di una nuova coalizione che si candida a governare può esserci la soluzione per i diversi ruoli, anche a sinistra, e per lo scioglimento dei grumi attuali. Occorre fare una selezione delle questioni principali e tra queste c’è certamente quella di una risposta forte ai problemi posti dalla crisi, compreso il sostegno politico alla posizione autonoma presa dalla CGIL, verso la quale è in pieno svolgimento l’azione di isolamento ed emarginazione, vedi la situazione contrattuale dei metalmeccanici e di altre categorie.
In questo senso va benissimo quanto propone Zagato per rafforzare Sinistra Democratica e Sinistra e Libertà, ma a condizione che tutto questo sia comunque utile in quanto parte di un’iniziativa politica per ricostruire una coalizione di opposizione che ricomprenda tutta la sinistra, senza arretrare dall’obiettivo di farvi rientrare anche la sinistra che oggi si rifugia nell’identità, per di più del passato. La vita di Sinistra e Libertà può avere un senso forte in questa prospettiva. A qualcuno che voglia ad ogni costo restare per conto proprio occorre rendere come minimo questa scelta molto difficile e l’unico modo per farlo è stare al merito delle iniziative che deve prendere la “nuova” coalizione che deve contendere la guida del Governo alla destra.
Il punto che mi sembra più debole dell’attuale discussione, anche in Sinistra Democratica, è proprio la prevalenza degli assetti (con chi e senza chi) sul merito delle questioni. Non si tratta di fare un nuovo documento più o meno calibrato, ma di prendere alcuni grandi filoni politici, centrati sui problemi che sono al fondo delle ansie e delle aspettative di questa fase e farne l’oggetto di una iniziativa politica serrata, anche della costruzione di nuovi gruppi dirigenti.
Altrimenti si rischia di rinchiudersi nell’autoconsolazione, ma per poco tempo.
La prima questione è quella di costruire attorno alla CGIL, alla sua iniziativa un sostegno politico unitario diffuso e forte, a partire dai rinnovi contrattuali.
Rechlin ha detto al CRS che dividersi tra chi sta con la CGIL e chi con la CISL è una stronzata (sic). Al contrario sono per commettere questa stronzata e stare con la CGIL, impegnandoci tutti per portare al suo fianco lo schieramento politico ed intellettuale più unitario ed ampio possibile.
La seconda è un nuovo modello (proprio così) di sviluppo, a partire dalla politica energetica, rifiutando il nucleare senza tentennamenti e costruendo un’alternativa fondata sulle rinnovabili.
Questi ed altri temi come laicità, pace, solidarietà impegnano e dividono, scaldano gli animi. Con chi o senza chi molto meno. Anzi così si rischia di passare, come è avvenuto, da un’ipotesi organizzativa ad un’altra senza nemmeno spiegare bene perché si è cambiato, ma sempre alla ricerca dell’isola che rischia di non esserci.
Alfiero Grandi