Franceschini ha fatto una proposta giusta.
Tassare i più ricchi per aiutare la parte del paese più in difficoltà, in questo momento, è un principio giusto e condivisibile. E’ una proposta di influenza obamiana. Infatti Obama si è già spinto in questa direzione con l’obiettivo di finanziare l’estensione del sistema sanitario ai 50 milioni di americani che oggi non ne beneficiano e che in tempi di crisi sono doppiamente colpiti dalla crisi e dall’assenza anche dell’assistenza sanitaria.
Fin qui l’elemento nuovo e che risulta tanto più positivo per il vuoto sconsolante che fino ad ora ha caratterizzato le proposte del PD per affrontare la crisi.
Se la valutazione diventa più distaccata e meno legata alla contingenza, che fa di un’increspatura un’onda quando tutto è piatto come una tavola, si può dire che occorre qualcosa di più organico e impegnativo per il partito più forte dell’opposizione al Governo della destra.
Infatti non c’è dubbio che occorre trovare risorse nuove e che gli interventi che occorre fare con urgenza - per sostenere occupazione, redditi in difficoltà e ripresa economica fondata sull’innovazione - hanno bisogno di nuove entrate fiscali, che tra l’altro possono ridurre, almeno un poco, le distanze tra i redditi. Ricorda Krugman che nel periodo del new deal la tassazione dei livelli di reddito più alti negli Stati Uniti (non in Svezia) arrivò al 70 %, livello che oggi farebbe alzare urla fino al cielo solo a parlarne.
Le vie sono fondamentalmente 2.
Una è la lotta all’evasione e all’elusione fiscale che è di fatto l’innalzamento delle tasse per chi paga (che sopporta l’intero carico) a favore di chi non paga. Il PD aveva nel suo gruppo dirigente (e nel Governo) una persona che ha dimostrato una certa capacità di lavoro in questa direzione, ma non risulta che Visco sia stato tolto dalla naftalina in cui è stato costretto dopo le elezioni dell’aprile scorso in nome del fare dimenticare ad ogni costo il Governo Prodi, che pure aveva ottenuto risultati importanti in questa direzione e che la destra ha pressoché smantellato.
Non a caso il Governo della destra tiene in ostaggio il fiscal drag dei lavoratori e dei pensionati perché altrimenti non saprebbe come fare tornare i conti, che da qualche tempo provocano sussiegose risposte del ragionier Tremonti.
L’altra è una tassazione che porti tutti i redditi sotto la stessa regola qualunque sia la loro provenienza. Ritorna la questione della tassazione delle rendite finanziarie che tante convulsioni ha portato al Governo di centro sinistra, a causa della sorda resistenza ad ogni innovazione di una parte essenziale dell’attuale PD e che fu affrontata talmente male e con un atteggiamento tanto conservatore dal partito egemone nella coalizione di centro sinistra da lasciare a Tremonti “l’autostrada” di tassare come reddito normale le stock options che di fatto erano diventate la vera e stratosferica retribuzione, praticamente esentasse, dei manager italiani.
Non risulta che Tremonti abbia subito una rivolta contro la sua misura, mentre qualcuno nel PD insiste a chiedere di tassare gli affitti al 20% e sia chiaro si tratta degli affitti percepiti dai proprietari non di un aiuto a chi non ce la fa a pagare l’affitto.
Aumentare la tassazione dei redditi alti per fare fronte alle esigenze drammatiche poste dalla crisi non è per “fare piangere i ricchi”, ma per creare una società più equa e più solidale proprio nel momento più duro della crisi e delle sue conseguenze che la potrebbero lacerare drammaticamente. Se è così non può essere un intervento una tantum e soprattutto non può affrontare solo un pezzetto del problema.
Perché mai i redditi da lavoro e da pensione già oggi - seppure solo ai livelli più fortunati - possono arrivare al 43 % di prelievo fiscale mentre altre fonti di reddito sono beneficiate da un modesto 12,5 % ?
Per favore non tiriamo in ballo i soliti Titoli di Stato, che la sinistra in particolare ha sempre proposto venissero esentati quando sono acquistati dalle famiglie. Semmai altri hanno avuto rigidità professorali nell’affrontare il problema.
L’obiettivo non può che essere quello di tassare tutti i redditi, da qualunque fonte provengano, con lo stesso sistema di aliquote e di detrazioni.
Questo è il problema che la crisi spinge ad affrontare e che potrebbe aprire gli spazi sia per intervenire a favore dei redditi più colpiti che per interrompere la spirale del prelievo occulto ma pesante che continua a gravare sui redditi da lavoro dipendente, e assimilati, e da pensione.
Questo è il grumo politico che il PD ha contribuito a non affrontare con il Governo Prodi, logorando le istanze più riformatrici. Quindi se la proposta di Franceschini punta a cambiare strada ben venga, ma è solo un biglietto da visita, tanto è vero che il proponente stesso gli attribuisce un effetto pari a 500 milioni di euro. Siamo ben lontani da quanto lo stesso PD ritiene indispensabile, cioè 16 miliardi di euro per affrontare la crisi, che richiede misure sul lato delle entrate ben più strutturali e impegnative.
Siamo ben lontani da misure più impegnative per riformare la tassazione di tutti i redditi in modo più equo.
Tuttavia sarebbe un errore non incoraggiare Franceschini a fare uscire il PD dalla palude di moderatismo e di subalternità che ha caratterizzato fino ad ora le sue posizioni, purchè tutto, come è possibile, non si risolva in un intervento una tantum.
Alfiero Grandi
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