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Il Governo chiacchiera e la crisi morde la carne viva del nostro paese
.:: Alfiero Grandi Pubblicato in data:  15/01/2009  17:15:46, in Politica, letto 1855 volte

- Pubblicato su www.aprileonline.info e Sinistra Democratica News il 15/01/09
Il decreto all’approvazione della camera, anche con le modifiche apportate in parlamento, non è in grado di rispondere alla gravità della crisi economica italiana . E’ impressionante che nello stesso giorno ci sia la notizia che il Governo chiede la fiducia sul decreto pomposamente chiamato anticrisi e dall’altro la produzione industriale a novembre sia crollata con un preoccupante meno 12%, del resto preannunciata dalla cassa integrazione che intanto è più che raddoppiata. E’ impressionante che in tutto il mondo, a partire dall’ormai prossimo Presidente Obama, si stiano rafforzando le misure per contrastare la crisi e in Italia il Governo faccia mostra di una tranquillità degna di miglior causa. Rasenta la presa in giro che Berlusconi continui a chiedere ai cittadini di consumare come prima e di essere ottimisti. Se in Germania si stanziano altri 30 miliardi di euro, e forse di più, è difficile credere al Governo italiano che come è noto non ha stanziato un euro in più di quanto era già previsto da norme di legge in vigore, al massimo ha spostato i finanziamenti da un punto all’altro. Il povero fondo Fass (fondo per le aree sotto sviluppate) ne ha fatto le spese, infatti ormai è vuoto.
Non a caso il Ministro Tremonti ha indirettamente confermato che non ci sono nuove risorse disponibili quando ha affermato che “le risorse in realtà ci sono, basta spenderle”. In altre parole risorse ulteriori messe a disposizione zero. Anzi, il Ministro Tremonti preoccupato di lasciare spazio a chi chiede, non solo dall’opposizione, risorse ulteriori per fare fronte alla crisi ha pensato bene di ricorrere al classico trucco di aggravare i conti pubblici. Il gioco è semplice, complice la Ragioneria dello Stato. Basta pagare in anticipo spese che ricadrebbero nel 2009 e non riscuotere entrate che andrebbero registrate nel conto 2008. Ho letto che anche autorevoli commentatori si sono chiesti che fine abbia fatto il tradizionale avanzo di bilancio di dicembre, che sembra sparito. Perché ? Non si sa. Solo a marzo ne sapremo di più dall’Istat, ma sarà in ogni caso troppo tardi per la discussione attuale.
Registrando meno entrate e più spese ne consegue che i conti pubblici sembrano peggio di quello che sono. In altre parole Tremonti insiste sulla linea di accantonare risorse e se l’Italia è in recessione, una parte del paese va ad aumentare le fila della povertà, un’altra non trova o perde il lavoro, un’altra ancora ha nella cassa integrazione l’unica forma di sostegno al reddito, la produzione crolla e i consumi sono in caduta libera ?
Pazienza, ancora una volta la carta di Tremonti è sperare nella ripresa internazionale a cui l’Italia dovrebbe agganciarsi. Linea già provata e notoriamente fallita in passato. Quella del Governo italiano è la linea (di politica economica) del fungo che notoriamente vive a spese di un altro organismo vivente, per di più trascurando che altri paesi stanno preparandosi in ben altro modo ad affrontare la crisi e un’eventuale ripresa. Basta pensare alle idee lanciate da Obama su una nuova qualità dello sviluppo e di politica energetica.
Anche il punto delle opere infrastrutturali, che è forse quello a cui il Governo ha prestato maggiore attenzione, è affrontato più sotto il profilo della velocità delle decisioni che della loro qualità. Ma la ragione dei ritardi nelle opere pubbliche non sta nei cittadini che ricorrono al tar, negli Enti locali e nelle Regioni che resistono, come il Governo vorrebbe fare credere. La verità è che il Governo ha chiuso il rubinetto finanziario degli investimenti pubblici per fare tornare i conti ad ogni costo e non ha chiuso solo i suoi ma anche quelli degli Enti locali e delle Regioni. Raccontare che il problema delle opere pubbliche si risolve con il decisionismo non è solo falso ma è in realtà un modo per stroncare ogni resistenza democraticamente espressa alle decisioni del Governo, ad esempio nella costruzione delle centrali nucleari.
Gli interventi di sostegno al reddito non hanno per ora alcun rapporto con la svolta di cui c’è bisogno, tanto più a fronte del fatto che oltre il 50% dei lavoratori non ha la cassa integrazione, per non parlare dei precari che sono i primi a perdere il lavoro.
Sono state fatte molte chiacchiere sul sostegno ai precari che perdono il lavoro ma in realtà c’è stato il concreto blocco delle assunzioni previste dei 150.000 precari che avrebbero dovuto entrare gradualmente nella pubblica amministrazione, come aveva deciso di fare il centro sinistra a fine 2007.
La social card non solo per ora è una miseria di 40 euro all’anno ma la modalità scelta, apposta, per fare ben capire ai più bisognosi a chi dovevano questa regalia si è rivelata farraginosa e complicata al punto che su 1.200.000 soggetti previsti fino ad ora solo 300.000 ne hanno beneficiato.
Anche il cosiddetto bonus per le famiglie è stato modificato perché altrimenti i beneficiari sarebbero stati veramente pochini e in ogni caso le famiglie che lo riceveranno avranno comunque meno della mancata restituzione del drenaggio fiscale (per tutti i lavoratori) che come è noto il Governo ha rifiutato malgrado quest’anno ricorressero tutti i criteri previsti dalla legge originaria (inflazione oltre il 2%). In ogni caso con queste e con le altre misure previste non si andrà lontano e chi non ce la fa, purtroppo, continuerà a fare i conti con le sue difficoltà a vivere.
C’è un dato che conferma quanto fumo propagandistico ci sia nelle misure del Governo. Infatti dopo avere strombazzato la misura sulla riduzione del costo dei mutui, con la previsione di un intervento per limitarne il costo nel caso di prima casa al 4%, si è scoperto che in realtà le misure di immissione di liquidità e di riduzione dei tassi decise dalla BCE nel sistema bancario hanno portato i mutui sotto al 4% e quindi quei soldi in realtà non verranno spesi, tanto è vero che sono stati già dirottati su altri capitoli.
Un altro elemento conferma la confusione politica del Governo. Prima il Governo ha deciso di inserire nel decreto anticrisi (titolo francamente inappropriato) l’abolizione della detrazione del 55% per gli interventi di risparmio energetico nella ristrutturazione delle abitazioni, poi si è reso conto che è un provvedimento che in realtà aggrava la crisi e a quel punto è stata rivista non solo l’odiosa retroattività ma anche la detrazione futura che resterà, sia pure distribuita su 5 anni anziché 3 come è ora.
Altri punti confermano che il Governo ha chiesto la fiducia per attutire i contrasti interni. Basta pensare alla tassa sul permesso di soggiorno (ricorda quella sul macinato) dei lavoratori extracomunitari, oppure alla modifica della borsa elettrica che avrà effetti differenziati sulle tariffe nel territorio nazionale con effetti preoccupanti sul mezzogiorno (piove sul bagnato). Questi come altri punti del decreto vedono posizioni molto diverse all’interno della maggioranza e alla fine la soluzione è stata trovata in un testo blindato dal Governo e in un rinvio delle decisioni di “dettaglio”. Così sono bombe a tempo che possono riservare non poche sorprese, anche a Fini che pure non aveva risparmiato critiche a queste misure.
Infine una valutazione più direttamente politica. Perché Tremonti insiste con una politica di bilancio così restrittiva ? Non certo perché improvvisamente è diventato il miglior discepolo di Almunia e della BCE, ma perché sa che il federalismo fiscale incombe e su questo punto il Governo potrebbe cadere e per questo tiene risorse in riserva. Tremonti sa bene che il federalismo a saldo zero non esiste: se qualcuno guadagna altri dovranno cedere risorse e quindi per evitare la rivolta di questi ultimi occorre avere disponibili risorse. Del resto non bisogna meravigliarsi troppo, non è forse lo stesso Governo che ha escluso la Roma di Alemanno dal patto di stabilità per 2 anni, sollevando così le legittime proteste di altri sindaci per i quali invece i vincoli del patto continuano a valere? Se a farne le spese saranno l’economia nazionale e l’occupazione pazienza, ciò che conta è la tenuta del Governo ad ogni costo.
Per questo il PD, e Bersani in particolare, dovrebbero riflettere attentamente sulla scelta di incontrare/dialogare con Tremonti. L’affermazione ultima del Ministro è terribile: la prossima volta registrerò l’incontro perché gran parte delle richieste del PD sono state accolte.
Si tratta probabilmente di una delle tante “tremontate” e tuttavia conferma un’incertezza politica del PD nel condurre l’opposizione: a volte tentativo di dialogo, a volte opposizione più ferma. Se i risultati sono questi è bene che il PD prenda nettamente le distanze dalla manovra che non c’è, e non solo perché il Governo ha chiesto l’ennesima fiducia e ha troncato così il confronto parlamentare, suscitando la reazione dello stesso Fini, ma ponendo con la forza necessaria l’esigenza di un’alternativa di politica economica.
Sbaglierò ma la presidenza Obama, anche senza attribuirgli aspettative taumaturgiche, è destinata a mettere in campo non poche novità sullo sviluppo e la sua qualità.
Alfiero Grandi 14/1/2009