Intervista di Ettore Colombo per www.solerosso.org
Parla il sottosegretario all’Economia, esponente della Sinistra Arcobaleno: “I dati della Trimestrale di cassa sono eccessivamente prudenziali e pessimistici. I prezzi vanno controllati, l’extragettito va utilizzato con una manovra fiscale immediata di 5 miliardi per favorire i redditimedio-bassi del lavoro dipendente.
I numeri della Trimestrale di cassa, ovvero del bilancio reale dei conti pubblici nell’ultimo trimestre disponibile, sono stati appena diffusi e fanno già discutere. Erano attesi, perché dovrebbero indicare l’ammontare dell’extragettito, ovvero il famoso «tesoretto», misura chiesta con forza e da tempo soprattutto dalla Sinistra l’Arcobaleno.
Ma il peggioramento della situazione internazionale e interna avrebbe avuto effetti negativi e le stime positive di qualche tempo fa sarebbero già smentite. E, per quanto riguarda il «tesoretto», il ministro dell’Economia Tommaso Padoa-Schioppa già chiede un rinvio a giugno del calcolo. “Stime eccessivamente prudenziali e pessimistiche”, le giudica il sottosegretario all’Economia Alfiero Grandi, esponente della Sinistra-Arcobaleno, con il quale le commentiamo in quest’intervista a Sole rosso.
Secondo le nuove previsioni, il Pil sarà in ribasso nel 2008 di quasi un punto percentuale, e compreso tra lo 0,6 e lo 0,8% contro la previsione di un 1,5%. L’inflazione è invece in aumento, con una revisione al rialzo delle stime fino al 2,5%-2,6%. Anche il rapporto deficit/Pil inevitabilmente viene rivisto al ribasso (2,4%). Cosa ne pensi?
Si tratta di stime molto, probabilmente troppo, prudenziali, comprese le valutazioni che ne dà il ministro. L’Unione europea e il commissario Almunia avevano proposto delle stime molto migliori, per il Pil, lo 0,7%. La restituzione fiscale dell’extragettito ai lavoratori è in ogni caso una delle misure che può migliorare tutto il quadro macroeconomico. E si può fare subito. Del resto, pochi mesi fa la stessa Banca d’Italia caldeggiava la proposta di detassazione dei salari come migliorativa, tutto compresa, almeno per un punto di Pil. Se oggi avessimo la possibilità di decidere subito – e secondo me ancora l’abbiamo – una manovra di 5 miliardi di euro, l’aumento del Pil potrebbe essere almeno dello o,3-0,4%. Insomma, si tratta di stime troppo prudenziali. Vanno prese come raccomandazioni, non come previsione certa. Possiamo arrivare, invece, almeno allo o.8-0.9% di Pil, come previsione, e non rassegnarci a un rallentamento secco del quadro economico, ma anzi contrastarlo. Con politiche in controtendenza, di crescita, e dunque anti-cicliche. Il punto debole della nostra economia è proprio la domanda interna, che flette, ed è lì bisogna intervenire.
L’inflazione, invece, è stimata al rialzo, al 2.6-2.7% medio nel 2008. Anche questo è un problema.
Sì, ma è inevitabile a causa della crescente tensione dei prezzi delle materie prime, saliti vertiginosamente. Nel centrosinistra è andata di moda troppo a lungo la vulgata che una maggiore concorrenza è solo benefica per i mercati, che così si autoregolano. Ma in settori come quello petrolifero la concorrenza non c’è, ci sono solo cartelli oligopolistici e speculazioni sui prezzi, che salgono solo. I prezzi, invece, devono ritrovare un rapporto di significato con la realtà, non possono solo salire con l’inflazione e dimenticarsi sempre di scendere, quando serve, specie quelli di petrolio e gasolio. L’inflazione a quelle cifre è una media ma i prezzi di larga e diffusa necessità meriterebbero misure di controllo più forti. L’ultima Finanziaria ha inserito una norma come la class action, ma servono forme di controllo e di sorveglianza più stringenti, sui prezzi delle materie prime, e forme di scoraggiamento per i prezzi dei generi di prima necessità che aumentano in modo indiscriminato. Anche arrivando a pensare a forme di penalizzazione fiscale per i prezzi che salgono troppo, a partire dal mercato degli affitti e della casa.
La pressione fiscale scende, invece, anche se di poco, dal 43,3% del 2007 al 43,1% del 2008. E’ positivo.
Sì, la pressione fiscale cala di qualche punto, ma il problema è che non è uguale per tutti. Per i redditi alti non è un problema, per quelli medio-bassi è un grave problema. Ribadisco il punto: un intervento pronta cassa per intervenire sulle aliquote e le detrazioni dei salari medio-bassi si può fare e si può fare subito. Ma va fatto a favore del lavoro dipendente. Rinviare a giugno, come propone Padoa-Schioppa, l’intervento di redistribuzione sociale può sortire invece effetti preoccupanti dal punto di vista economico e sociale. Peraltro, anche con forti e negative ricadute sul piano delle maggiori entrate e della capacità di spesa dei redditi da lavoro e dunque con un il risultato di un peggioramento generale e solidificato dell’economia. Inoltre, se non si vuole intervenire sulla tassazione delle rendite, si può farlo sulla tassazione delle stock options, innalzando a livello più congruo almeno la loro, di tassazione. Aspettare giugno non è necessario.
Insomma, i salari possono crescere, se c’è la volontà politica di farlo, e i conti economici migliorare?
Sì, si può migliorare in questo modo anche il dato del Pil e guardare con più pacatezza al quadro generale, senza dire che l’andamento delle entrate fiscali è destinato a crescere, come ci dicono gli stessi dati diffusi, visto che la lotta all’evasione fiscale sta dando ottimi risultati. E che verrà ancora migliorata dall’assunzione di 3 mila persone nell’Agenzie delle Entrate, che miglioreranno ancora di più qualità e quantità dei controlli mentre il livello della spesa non è affatto detto che aumenti, anzi tutti i dati ci dicono che è sotto controllo. La proposta di utilizzare l’extragettito a favore del lavoro dipendente significa una manovra da 4,5-5 miliardi e corrisponde a uno 0,3-04% di Pil. Andrebbero dati 600 euro in più ai redditi più bassi in modo decrescente fino all’aliquota dei redditi da 55 mila euro, con una progressione all’inverso, a coda di pesce. Sarebbe una forte iniezione di fiducia anche sui conti pubblici e non vedo perché il Pdl, che pure parla – come tutti – di intervenire a favore dei redditi medio-bassi, dovrebbe essere contrario. A giugno rischiamo che non sia più possibile farla per nessun partito che vincerà le elezioni, a condizioni economiche peggiori. Infine, se c’era bisogno di conferme, i dati dell’Ocse (che indicano l’Italia al 23esimo posto, tra i Paesi industrializzati, come livello dei salari, tra i più bassi di tutti), come di tutte le altre istituzioni economiche, da BankItalia a Confindustria, ci dicono che il carico fiscale sul lavoro dipendente è arrivato a livelli inaccettabili e che i nostri salari sono davvero inadeguati. Ecco perché bisogna, e si può, intervenire subito.