Meno tasse dopo i dati ISTAT
I dati dell’Istat confermano e, addirittura, migliorano la previsione sul deficit 2007 fatta da Prodi a fine anno. L’1,9% è stato raggiunto nonostante il decreto legge di fine anno abbia impiegato circa 8 mld di euro. E’ un risultato straordinario, ottenuto grazie all’aumento delle entrate, maggiore della crescita del Pil o, come si dice tra addetti ai lavori, con un’elasticità fiscale elevata. Risultato dovuto, essenzialmente, alla lotta all’evasione, che, in questi due anni, ha dato ottimi frutti e altri continuerà a darne, visto che l’Agenzia delle Entrate ha come obiettivo un aumento consistente degli accertamenti legati alle nuove assunzioni. La previsione dell’aumento di entrate fiscali collegato a queste assunzioni, finalizzate a maggiori controlli, è molto consistente ed è stata convalidata dalla Ragioneria dello Stato (leggere relazione tecnica della finanziaria 2008). Quindi, i conti del 2007 sono più che buoni e in aggiunta le entrate fiscali continuano a dare risultati importanti e continueranno a farlo, fino a quando qualcuno non voglia assumersi la responsabilità gravissima di compromettere il lavoro fin qui fatto. Febbraio conferma che il trend delle entrate fiscali è positivo e si aggira nei primi due mesi attorno al 9%, tre punti sopra quanto previsto per fare quadrare i conti pubblici, deficit compreso. In altre parole, le risorse ci sono e sarebbe gravissimo non intervenire ora per ridurre la pressione fiscale sul lavoro dipendente. Aspettare il nuovo governo vuol dire aspettare non meno di tre mesi e perdere un’occasione, perché un intervento che contrasti il rallentamento economico va fatto subito. So bene che alcuni frettolosi esponenti del centro destra hanno ringhiato contro questa iniziativa ma è già stato così per l’election day eppure ci si è arrivati. Il problema è fare all’opposizione una proposta precisa che difficilmente potrà rifiutare, poiché non è credibile che Berlusconi prometta di ridurre le tasse in campagna elettorale e poi dica no ad una proposta precisa di riduzione. Berlusconi va sfidato a dire no ad una concreta proposta del governo e sono convinto che a quel punto una intesa in parlamento si può trovare. Condizione indispensabile per procedere è che, a questo punto, ormai i conti sono chiari, il governo predisponga un decreto legge e lo sottoponga al leader dell’opposizione. Sono convinto che, malgrado la crisi e la campagna elettorale, un risultato a favore dei lavoratori si può raggiungere. Se così non sarà, qualcuno dovrà spiegare ai lavoratori e al paese perché si promettono riduzioni fiscali, ma solo per il futuro, e non si fa la cosa più semplice e concreta immediatamente.
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