Nell’affermare che il Governo non avrebbe più i numeri al Senato, Dini, forse, trascura che è stato eletto, proprio al Senato, per sostenere Prodi e il governo di centro sinistra e, per di più, sulla base del programma concordato dall’Unione. In altre parole, non sostenere il Governo, anche se criticamente, sarebbe un venir meno al mandato e un cambio di fronte che andrebbe contro il mandato ricevuto dagli elettori. Un conto è criticare, votare per proprio conto su aspetti anche importanti, un altro discorso è cambiare fronte, cosa del tutto inaccettabile che dovrebbe portare, come minimo, a rinunciare al mandato parlamentare. Se si guarda oltre il problema dei comportamenti, che pure è rilevante, occorre dire che la proposta di sostituire al governo Prodi un altro governo non di centro sinistra, chiamato a secondo dei casi istituzionale, di larghe intese o altro ancora, ha come unico risultato rimettere in gioco Berlusconi, e per di più senza avere risolto nè il conflitto di interessi, nè la questione televisiva, quest’ultima apparsa nella sua gravità adesso che è emersa la trama di rapporti che hanno condizionato e, forse tuttora, condizionano
la Rai.
Rimettere in gioco Berlusconi in questa situazione è assolutamente irresponsabile e sicuramente contro il mandato elettorale indicato dal popolo di centro sinistra con il voto. Inoltre, come non vedere che l'agguato al Governo viene portato proprio ora, quando la parte più difficile del lavoro di risanamento è alle spalle ed è iniziata, anche se ancora in modo appena delineato, una fase nuova?
La finanziaria 2008 contiene novità rilevanti sia nella direzione dei redditi delle famiglie sia verso le imprese. Sono soltanto i primi passi che, però, indicano una svolta, che deve diventare sempre più netta e forte e che sarà caratterizzata, anzitutto, dall'alleggerire il peso fiscale sui redditi da lavoro dipendente, già dal prossimo anno, attraverso l’impegno
a utilizzare il prevedibile extragettito fiscale del 2008, in questa direzione. Naturalmente il potere d'acquisto dei salari che, soprattutto, per i livelli più bassi, è diminuito nel tempo, si rivaluta, anzitutto, attraverso il rinnovo dei contratti di lavoro, rafforzando la contrattazione aziendale e, anche, con il contributo dell'alleggerimento della pressione fiscale.
Ora, è del tutto chiaro che impegni come questo verso i lavoratori dipendenti, pur con tutte le difficoltà prevedibili, solo questo governo è in grado di mantenerli, mentre un cambio di quadro politico porterebbe a scenari completamente diversi e certamente meno favorevoli, oltre che più incerti, per i lavoratori.
La stabilità politica è, dunque, decisiva per poter, tutti insieme, controllare una graduale ridistribuzione del reddito a favore dei lavoratori e delle aree sociali più deboli, e puntare su una concentrazione di impegni finanziari in materia di qualità de lavoro, degli investimenti e quindi dello sviluppo, partendo da un impegno sempre più forte nella scuola, nell’università, e nella ricerca.
Quindi, la stabilità politica è un bene prezioso, mentre altre prospettive, per forza di cose, porterebbero a rimettere in gioco Berlusconi e il centro destra, che è esattamente il contrario del mandato elettorale ricevuto dal centro sinistra, e, inoltre, rimetterebbero in discussione i risultati, faticosamente ottenuti, che consentono di guardare con fiducia al futuro.
La sinistra deve quindi scegliere con nettezza di lavorare per la tenuta e la qualificazione del quadro politico di centro sinistra, che è esattamente il contrario dell’imbarcarsi in altre avventure politiche che non hanno certo l’obiettivo di rispondere alle esigenze dei lavoratori e delle fasce sociali più deboli. Le posizioni di Dini confermano che la sinistra deve più che mai sviluppare una iniziativa politica per rilanciare l’Unione e il Governo, e per qualificarne l’azione. Certo ci sono anche ragioni di insoddisfazione, ma contribuire a fare saltare il “banco” sarebbe un grave errore, perché il tentativo di affossare il Governo ha di mira proprio l’emarginalizzazione dei sindacati, la conferma di una subalternità più che mai classista per i lavoratori. Aiutare chi vuole far saltare tutto sarebbe un errore imperdonabile. Un conto è agire, anche criticamente per migliorare, correggere l’azione del Governo, altro è lavorare per la sua caduta. Se il centro sinistra confermerà, in larga misura, la volontà di rilanciare l’azione di governo, chi vuole interrompere questa esperienza dovrà assumersi, fino in fondo, le sue responsabilità di fronte al Paese e forse a quel punto si renderà conto di avere lavorato, si spera inutilmente, per il re di Prussia.