Occorre sorreggere chi è più in difficoltà
La finanziaria 2008 non ha ancora preso una forma definita. Uniche indicazioni certe quelle contenute nel Dpef che dicono che il prossimo anno i conti pubblici non avranno bisogno di ulteriori interventi per il risanamento finanziario e quindi ci si può concentrare su come reperire risorse per i capitoli sviluppo ed equità. Reperire le ulteriori risorse è necessario ma non facile. Eppure occorre provarci perchè l'Italia ha ripreso a crescere da poco più di un anno e deve cercare di evitare un arretramento del ritmo dal livello attuale già gracile. Per farlo occorre sostenere la crescita concentrando le risorse impiegabilii nella qualità degli investimenti e del lavoro e sostenendo la domanda interna. Sostenere la domanda vuol dire sorreggere chi ha più difficoltà, come con l'imminente aumento delle pensioni più basse, e anche tenere sotto controllo i prezzi, sui quali ci sono preannunci speculativi contrari all'interesse nazionale. Quando è in gioco l'interesse nazionale occorre intervenire anche con la durezza necessaria. Le entrate dello Stato vanno bene. Dall'inizio della legislatura ad oggi le entrate sono aumentate di quasi 20 miliardi di euro e in grandissima parte provengono dalla lotta all'evasione e all'elusione. In questo quadro alla fine di agosto c'è un ulteriore avanzo di 4 miliardi di entrate e questo fa ben sperare per il futuro perchè ci sono misure antievasione che stanno entrando in vigore adesso. C'è ancora tanto da fare, perchè evasione ed elusione in Italia danno origine a cifre enormi, fuori da ogni parametro europeo, e quelli ottenuti sono solo primi risultati. Eliminando evasione ed elusione avremmo le risorse per risolvere tanti problemi come migliorare le condizioni di chi sta peggio, diminuire la pressione fiscale, ecc. Continuo a pensare che in questo quadro anche l'aliquota unica (ad esempio al 20%) per tassare le rendite finanziarie sarebbe un passo avanti. Infatti redistribuirebbe il carico fiscale a favore dei redditi da lavoro e da pensione rendendo meno privilegiate le rendite finanziarie, che hanno visto aumentare la loro fetta di reddito nazionale, aiuterebbe anche gli investimenti produttivi, resi oggi meno convenienti da una tassazione meno conveniente di quella delle rendite finanziarie. Per i possessori di Buoni del Tesoro non cambierebbe nulla, nè ora nè in futuro. Per i conti correnti ci sarebbbero vantaggi con l'abbassamento della tassazione dal 27 al 20 per cento. Per chi paga oggi solo il 12.5 per cento su stock options, cedole azionarie, ecc., ci sarebbe un aumento ma molto meno di quanto avverrebbe con l'inserimento di questi redditi nell'Irpef, che pure non sarebbe una bestemmia. Queste risorse in più dall'aumento della tassazione delle rendite potrebbero essere usate per ridurre le tasse in altri campi. C'è solo l'imbarazzo della scelta. Ad esempio si potrebbero ridurre le tasse sulla prima casa in proprietà e in affitto, oppure diminuire la tassazione sui redditi da lavoro e pensione più bassi. L'Italia negli ultimi anni ha visto allargarsi la forbice tra i redditi più alti e quelli più bassi e tassare un pò di più le rendite finanziarie vorrebbe dire migliorare per via fiscale la distribuzione del reddito nel nostro paese. Del resto la proposta sulle rèndite è nel programma dell'Unione, è contenuta in una proposta di legge del governo, è richiamata nel Dpef e nelle mozioni parlamentari che l'hanno approvato. Non è quindi una novità assoluta. Certo il governo può decidere di non adottare ora la misura e la decisione finale, come dicono i 12 punti, spetta al presidente del Consiglio. Tuttavia si può sottolineare che, senza aumentare la pressione fiscale complessiva, in questo modo si troverebbero risorse per aiutare chi sta peggio o comunque per ridurre la forbice tra i redditi. Iniziative come questa possono essere utili per affrontare il nodo del reperimento delle risorse necessarie per gli investimenti pubblici, per il sostegno alla qualità dello sviluppo e all'innovazione, agli investimenti, in particolare nel sud, per il sostegno alle aree socialmente più deboli, per prime riduzioni fiscali mirate che sono i punti già indicati nel Dpef e nelle mozioni parlamentari e per finanziare i quali occorrono oltre 20 miliardi di euro. Miliardi che non sarà facile ricavare tutti da tagli di spesa socialmente accettabili.
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