Intervista di Carla Ronga per www.aprileonline.info
"È un errore fare somme algebriche dei problemi per dimostrare che non si può ridiscutere. Ci sono questioni che riguardano sensibilità e convinzioni profonde, a volte principi e questi vanno compresi e rispettati".
Alfiero Grandi, sottosegretario all'Economia, interviene nel merito del pacchetto welfare e sulla rottura tra CGIL e governo.
Uno sgarbo che
la Cgil non può far passare sotto silenzio. E' questa la dura presa di posizione di Guglielmo Epifani di fronte al protocollo sul welfare frutto di un triste "gioco delle tre carte": il testo presentato dal governo alle parti sociali non è lo stesso testo che era stato concordato in precedenza. E' lo schiaffo istituzionalizzato al principale sindacato italiano, segna l'inizio di una nuova stagione tra CGIL e Governo di centrosinistra. La concertazione, così come l'abbiamo conosciuta, è finita. Ne parliamo con Alfiero Grandi, sottosegretario all' Economia e dirigente di Sinistra democratica.
Alfiero, nella tua veste istituzionale sei parte del governo dell'Unione, qual è l'atteggiamento che ti aspetti dall'esecutivo in questa difficile fase?
Se
la CGIL è insoddisfatta e critica punti dell'intesa e per di più solleva il problema di uno sgarbo subito, consiglio - personalmente - di rispondere con attenzione a questo disagio, senza blindature del tutto inopportune del testo dell'intesa. Se altre organizzazioni sindacali o imprenditoriali avessero tratto analoghe conclusioni non avremmo certo potuto ignorarle. Per questo considerare il testo non modificabile, come mi sembra dire Bersani, mi sembra un errore.Che la delegazione di Governo pensi di avere agito al meglio è comprensibile, ma il disagio di un'organizzazione come
la CGIL non è una questione marginale e non deve essere sottovalutata e il Governo farebbe bene ad di aprirsi per capirne le ragioni. Del resto aprirsi, capire, venire incontro sono indici di forza, non di debolezza.
La CGIL solleva il problema di una modifica all'ultimo istante del testo precedentemente conosciuto e per di più presentato come non più modificabile...
Il peso della CGIL non ha bisogno di ulteriori commenti ed è per questo che, conto di dire cose diverse da quanto hanno affermato altri esponenti del Governo, considero non disdicevole e anzi utile aprire un confronto con i sindacati e
la CGIL in particolare per un esame approfondito dei problemi che hanno creato questo disagio. È un errore fare somme algebriche dei problemi per dimostrare che non si può ridiscutere. Ci sono questioni che riguardano sensibilità e convinzioni profonde, a volte principi e questi vanno compresi e rispettati. Lo dico perché, ad esempio, capisco bene l'osservazione fatta dal sindacato sul lavoro straordinario. Abolire la sovracontribuzione disincentivante sul lavoro straordinario è un errore. Questa norma è stata inserita da un precedente Ministro di centro sinistra. Sopprimerla urta, per quanto mi riguarda, convinzioni profonde e capisco chi solleva il problema. Un giudizio critico su uno o più punti resta tale anche se l'accordo ha altre parti positive: pensioni al minimo e interventi a favore dei lavoratori precari in testa. Forse per questo comprendo meglio le ragioni di "sofferenza" della CGIL verso la quale, non va dimenticato, proprio nel 1993 ci fu una particolare attenzione, per favorire la ricomposizione sindacale e il superamento delle fratture, da parte del Presidente Ciampi e non credo che oggi le condizioni siano molto diverse. Nell'intesa ci sono parti migliori e altre meno buone, poche non buone. Ci sono poi aspetti finanziari che (come per il lavoro straordinario) sembrano impegnare il futuro extragettito utilizzabile dalla prossima legge finanziaria, visto che quello attuale è già stato impegnato nel decreto legge appena approvato dalla Camera e al vaglio del Senato, e questo rappresenta un'autentica stranezza visto che si era detto che non potevano essere utilizzate risorse aggiuntive a quelle già indicate. È quindi comprensibile che ci sia un dibattito nel Governo e nella maggioranza sull'intesa e sulla sua qualità...
Un dibattito che, del resto, è l'inevitabile contrappunto della, definiamola così, "orgogliosa "rivendicazione del Ministro Damiano sul ruolo preponderante di un gruppo ristretto di Ministri e della cosiddetta "linea riformista"...
Chi riformista non è cosa deve fare? Solo adeguarsi? Mi sembra difficile pretenderlo.
Continuo a pensare, come ho fatto dall'inizio, che questa trattativa doveva (e deve) vedere un ruolo centrale dei soggetti sociali, a partire dai sindacati, e che di conseguenza dalla maggioranza occorre guardare con attenzione agli esiti della trattativa, evitando scavalcamenti impropri. In questo c'è una posizione diversa da altri. Se tuttavia soggetti sociali fondamentali, come
la CGIL , dichiarano di aderire per sola responsabilità e manifestano una pesante critica alla trattativa, è inevitabile e scontato che anche le sedi più direttamente politiche riaprano problemi, perfino con qualche fondamento. Se poi l'argomento non sono, per una volta, le pensioni ma il mercato del lavoro e diritti fondamentali dei lavoratori come quello al rispetto dell'orario contrattuale qualche problema di fondo ci può essere. Per questo mi permetto un invito a moderare i toni, a non essere apodittici, a comprendere il disagio altrui, a non girare la testa dall'altra parte, a dimostrare volontà di intesa e di concertazione anche ascoltando le osservazioni e le critiche della CGIL.