Pensioni: chi ostacola l'accordo con i sindacati commette un grave errore
Intervista di Alessandro Cardulli per Rosso di Sera
Alfiero Grandi: “All’offensiva contro il governo non c’è stata da parte nostra una risposta all’altezza. Occorre fare chiarezza sulle tasse ed evitare confusioni, basate su informazioni false”
“Non c’è alternativa all’accordo sulle pensioni – ha affermato Alfiero Grandi, sottosegretario all’Economia - i sindacati vogliono farlo, bisogna farlo, è un atto di giustizia sociale, risponde alle esigenze dei lavoratori e dei pensionati. Tutto quello che crea difficoltà a raggiungere l’intesa è da considerarsi un errore. Da subito bisogna operare perché la trattativa abbia un corso normale per arrivare in tempi rapidi al necessario accordo”. Martedì il governo si è impegnato a presentare una bozza di proposta ed è auspicabile che non si riparta, come hanno affermato i dirigenti sindacali, con una girandola di cifre come quelle esposte dal ministro Padoa-Schioppa. “Non si tratta con la calcolatrice - aveva detto Epifani, visibilmente irritato - se si vuole evitare una conflittualità pericolosa per il governo”. “Il tavolo di concertazione fra sindacati e governo è parte di uno scenario sempre più inquietante, con il rischio di una pericolosa frammentazione del Paese, di divisioni fra il lavoro dipendente e quello autonomo”. C’è chi pur ricoprendo incarichi di grandi responsabilità, soffia sul fuoco in una miscela di populismo, di qualunquismo. Anche con un linguaggio arrogante, violento nell’uso delle stesse parole. Dovrebbe provare vergogna il presidente della Confindustria per le offese che ha arrecato al governo e ai sindacati. Grandi richiama al senso di responsabilità per evitare il pericolo di questa divisione nel Paese. Poi entra nel merito dei problemi e delle pretese di Confindustria ribadite anche al tavolo di trattativa con il governo, il vice presidente degli industriali Bombassey e il direttore generale Beretta con tono intimidatorio hanno sottolineato che non intendono accettare “meno di quello che il governo ci ha detto, non un euro di meno”. “La Confindustria – sottolinea Alfiero Grandi – porta a casa tre miliardi di euro e sei ne porterà a casa nel 2008 tutti a beneficio delle aziende grandi e piccole”. “Non vuole dare niente, non collabora allo sviluppo del Paese. Anzi si fa parte in causa con altri settori del lavoro autonomo, che portano un duro attacco al governo sulla questione delle tasse. Una campagna rilanciata da Berlusconi con il sostegno dei media che fanno capo al centrodestra”. Veniamo così alle contestazioni rivolte a Prodi, a ministri del governo nelle assemblee degli industriali, commercianti e artigiani. Il punto di attacco di questa campagna riguarda gli studi di settore. “All’offensiva contro il governo - sottolinea Grandi - non c’è stata da parte nostra una risposta all’altezza. Bisognava e bisogna fare chiarezza, evitare confusioni, basate su informazioni false”. Gli studi di settore sono stati chiesti dalle organizzazioni di categoria. Essi danno cifre indicative relative al massimo che si deve pagare. Con il governo Berlusconi si sono trasformate in una specie di maximum tax, dovrebbe invece essere una griglia per capire se il contribuente dice la verità oppure no. Si finisce così per non pagare in proporzione al reddito. Questo maximum è rimasto invariato e le organizzazioni di categoria, sapevano bene che occorreva un nuovo accordo da realizzarsi in contraddittorio fra le parti. Grandi illustra la realtà dei settori del commercio e dell’artigianato che riguarda quattro milioni e mezzo di aziende. Di queste le aziende che fatturano fino a cinque mila euro sono fuori da ogni problema, un milione di aziende che fatturano fino a 50 mila euro godono di ampi scostamenti dai criteri di congruità. La finanziaria con l’accordo delle parti sociali prevedeva due miliardi e settecentomila euro di nuove entrate il che significa che per ogni azienda con fatturati congrui avrebbero dovuto pagare meno di mille euro in più in un anno. E questa una vessazione? “Ma non c’è solo la questione fiscale rileva Grandi, c’è quella relativa alla concorrenza. Il nero è o no una violazione della concorrenza? Siamo dieci punti sopra gli altri Paesi europei, il nostro Pil ne risente notevolmente. Chi paga regolarmente è svantaggiato rispetto a chi evade e a chi utilizza a piene mani il lavoro nero”. “Il governo - conclude il sottosegretario - è caduto in una trappola mediatica, ma qualche responsabilità ce l’abbiamo anche noi. Non abbiamo stabilito un rapporto fra benefici e cosa questi comportavano da parte di chi li riceveva. Insomma hanno sottoscritto gli accordi per ricevere benefici e non gli abbiamo fatto sottoscrivere anche quello che dovevano dare sebbene fosse sempre nettamente inferiore a quanto ricevuto”. Come si risponde a questa campagna su una presunta vessazione del governo neiconfronti del mondo imprenditoriale? “Si tratta di una campagna a correnti alternate. Prima delle date in cui si pagano i contributi si fa una campagna contro la presunta vessazione fiscale di cui si sarebbe vittime. Subito dopo si fa una campagna contro l’evasione. A mente fredda senza usare toni rancorosi nei confronti di alcuna categoria occorre muoversi subito con grande rigore, serietà ed equilibrio riportando le cose alla loro realtà. Abbiamo già fatto i primi passi importanti come nella lotta all’evasione”.
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